Coronavirus, Liberisti: “Il governo chieda contributi ai dipendenti pubblici”

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Bernaudo: "Dopo la pandemia esploderà una bomba fiscale" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “Già in questo mese, in pieno lockdown, ripartono le scadenze dei ratei degli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate. Da maggio poi ripartono le cartelle di Agenzia Riscossione, ed entro giugno tutti gli anticipi fiscali, contributivi, Iva, Imu e le dichiarazioni dei redditi. Una bomba che esploderà tra meno di 2 mesi distruggendo una larga parte delle attività produttive, a zero fatturato e le uniche chiamate a far ripartire il Paese”. Così in una nota Andrea Bernaudo, presidente di Liberisti Italiani.

“Il presidente Conte ha ripetuto come un mantra nelle sue conferenze stampa che ‘insieme ce la faremo’, ma invece ha diviso l’Italia in due– continua Bernaudo- Da una parte il comparto dei lavoratori del privato, i figliastri, cioè autonomi, imprese e i loro dipendenti e collaboratori: per loro cassa integrazione con riduzione drastica dello stipendio (quando arriverà), 600 euro di elemosina (se arriverà e non per tutti) e la richiesta agli imprenditori di indebitarsi per pagare le tasse più alte del mondo; dall’altra parte i figli preferiti, i dipendenti pubblici. Fatto salvo il comparto sanitario e delle forze dell’ordine, sottopagate e impegnate a fronteggiare l’emergenza e alle quali va anche il nostro ringraziamento- dice Bernaudo- noi chiediamo nell’immediato al governo di chiedere un contributo di solidarietà anche a tutto il resto dell’apparato pubblico, e anche da lì trovare i fondi necessari a scongiurare il fallimento delle aziende e la chisura di centinaia di migliaia di posti di lavoro”.

“Chiediamo inoltre- conclude il presidente di Liberisti Italiani- di mettere in campo non solo il poderoso indebitamento del ceto produttivo, ma una salutare riforma che porti la pressione fiscale italiana al di sotto della media Ocse. Il governo dice ‘nessuno ce la farà da solo e che solo insieme ce la faremo’, bene allora la cinghia la dobbiamo stringere tutti, ma non a chiacchiere e a suon di debiti degli imprenditori o a spese dei soli contribuenti del settore privato”.

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