Coronavirus, l’infettivologo Galli: “Quarantenni più a rischio, ma il virus non è cambiato”
- Michela Coluzzi
- 05/08/2020
- Sanità
- m.coluzzi@agenziadire.com
L'ammonimento è di non abbassare la guardia: "Regioni meno colpite dal virus e oggi meta delle vacanze devono stare attente" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – Non siamo usciti completamente dall’emergenza Covid-19. In Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia, si registra infatti un nuovo focolaio con 97 persone positive, tutte asintomatiche, in un’azienda agricola nel Mantovano. Ci sono nazioni come Belgio e Francia che dichiarano di essere preoccupate e che rischiano la chiusura. Non abbassare la guardia, allora, è la raccomandazione ricorrente in questa estate 2020, che spesso però non viene recepita da turisti e cittadini. Per fare la fotografia della situazione nel nostro Paese, ma anche per immaginare una data che segni la fine dell’emergenza sa,nitaria l’agenzia di stampa Dire ha raggiunto il professor Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
– Esiste il rischio di seconda ondata in Europa?
“Per quanto riguarda il nostro Paese più che di una seconda ondata parlerei di una scia della prima non completamente risolta del tutto. In ogni caso bisogna essere cauti e questo è il motivo per cui noi esperti, per la maggior parte, ribadiamo l’importanza di essere molto prudenti nella vita di tutti i giorni”.
– L’allentamento delle misure e la voglia di libertà tipica dell’estate, complici le vacanze, portano forse ad abbassare le guardia. Quanto è importante essere prudenti, come dice bene lei, soprattutto nelle regioni dove si sono registrati meno contagiati?
“Non me ne voglia nessuno ma certamente proprio le regioni che hanno avuto meno problemi con il virus devono prestare maggiore attenzione. Anche perché non aver vissuto una situazione meno drammatica, per fortuna, potrebbe più facilmente portare ad atteggiamenti più ‘leggeri’ e questo non va bene. L’esperienza maturata dalla persone che vivono nei luoghi più colpiti dal Covid-19 si legge negli occhi. Peraltro, le Regioni meno colpite ora sono anche quelle più gettonate come meta per le vacanze e dove purtroppo, proprio per l’afflusso maggiore di vacanzieri potrebbero aumentare le infezioni. Chiaramente c’è il famoso discorso dell’immunità di gregge, ma questa cifra è lontanissima dai numeri attuali. I numeri ci dicono come a Castiglione D’Adda, tra i comuni più colpiti, la prevalenza dell’infezione era pari a circa il 23% che non è poco, ma non così tanto”.
– Quando si arriverà all’immunità di gregge?
“Chi può dirlo. Per un virus come questo non si può parlare di immunità di gregge se non considerando numeri ben più grandi. Non voglio dire che si debba arrivare al 95% dei protetti, ma quando ho sentito parlare del 70% mi sono chiesto da dove arrivino questi dati. Anche nel caso dell’influenza, gli obiettivi sarebbero sopra il 90%”.
– Discoteche, ristoranti e trasporti: in questi casi evitare assembramenti e atteggiamenti scorretti è demandato molto al buon senso delle persone. I giovani sembrano più disinibiti, forse per questo il virus oggi colpisce di più la fascia dei medio-giovani?
“Sicuramente gli anziani a rischio oggi sono molto più attenti, tranne rari casi, come una 95enne che ho dovuto ricoverare perché ha contratto il virus. Gli anziani hanno pagato il prezzo più alto all’inizio della pandemia, per cui oggi si mettono al riparo da rischi e infatti negli ultimi mesi sono scese notevolmente le ospedalizzazioni. L’età media dei contagiati è scesa a 40 anni e questo non vuol dire che i quarantenni sono il target di un virus più o meno cattivo rispetto agli esordi della pandemia. Il virus è lo stesso ma i quarantenni oggi sono esposti per vari motivi e in questi rientra anche la movida. Pensiamo all’ultimo focolaio di Mantova, che conta 97 casi tutti asintomatici. In una realtà del genere bisogna stare attenti”.
– Solo quando arriverà il vaccino arriverà potremo tornare a una vita ‘normale’? La data di dicembre, pronosticata da alcune company, è credibile?
“Se avessi una palla di cristallo, forse sarei in grado di rispondere. Il vaccino a settembre in farmacia? Ma vogliamo scherzare, credo che parlare in questi termini possa essere azzardato. Per avere a dicembre il vaccino in farmacia bisognerebbe aver proclamato i risultati di assoluta funzionalità già oggi, e purtroppo non mi risulta. In ogni caso, aspetto di vedere i risultati. Bisogna essere cauti, ripeto. Vanno seguiti i numeri del contagio e mantenute tutte le sorveglianze possibili. Bisogna renderci conto che all’Italia sta andando bene ora rispetto ad altri Paesi che rischiano davvero di chiudere. Noi per adesso stiamo avendo dei nuovi focolai ben identificati su cui siamo stati in grado di intervenire. In tutto questo, svolge un ruolo fondamentale il comportamento dei singoli individui ma è necessario anche che le pubbliche Istituzioni si diano da fare per ciò che è di loro competenza. Se di molte cose sono responsabili i singoli, sicuramente la gestione di una problematica di questa portata è collettiva e politica”.
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