Coronavirus, Razzante: “Non solo epidemia, combattiamo anche infodemia”

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Intervista a Ruben Razzante uno degli otto componenti della commissione per arginare il fenomeno della diffusione delle fake news sul Coronavirus Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “Perche’ si e’ resa necessaria una task force contro le fake news sul Coronavirus? Accanto alla pandemia stiamo sperimentando gli effetti perversi dell’infodemia, cioe’ della circolazione incontrollata sul web di informazioni non vagliate e non verificate, che finiscono per disorientare l’opinione pubblica e soprattutto per far compiere errori alle persone nell’osservanza delle misure di contenimento”. Cosi’ all’agenzia Dire Ruben Razzante, docente di Diritto dell’Informazione all’Universita’ Cattolica di Milano, uno degli otto componenti della commissione voluta dal sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, con delega all’Editoria, Andrea Martella, per arginare in rete il fenomeno della diffusione delle fake news sul Coronavirus.

“L’obiettivo di questa task force- prosegue Razzante– non e’ certamente quello di censurare le opinioni o di dettare verita’ precostituite, ma semplicemente vuole essere una bussola in grado di orientare meglio la navigazione degli utenti e di rendere maggiormente riconoscibili le notizie certificate, riconducibili a fonti istituzionali, e altrettanto riconoscibili quelle di dubbia autenticita’, che possono generare fraintendimenti e fuorviare l’opinione pubblica”.

Quale sara’ in concreto il vostro compito e quali azioni avete gia’ messo in campo? “Ne stiamo discutendo proprio in queste ore attraverso riunioni, ovviamente virtuali- risponde l’esperto- Stiamo cercando di valutare una metodologia di lavoro che ci possa consentire di raggiungere l’obiettivo: non faremo chiaramente fact-cheking su ogni fake news che ci viene segnalata, perche’ non siamo in grado di stabilire se una notizia sia attendibile oppure no in campo medico-scientifico e perche’ questo, evidentemente, e’ gia’ al vaglio delle autorita’ preposte. Quello che vogliamo fare, piu’ semplicemente, e’ favorire la circolazione di notizie basate su evidenze scientifiche che possano orientare meglio i comportamenti delle persone, rispetto per esempio all’utilizzo di dispositivi medici o alle modalita’ di comportamento negli ambienti affollati. Tutte queste misure, che sono gia’ state dettate dal governo, vengono ciclicamente messe in discussione da fake news che circolano in rete e che possono generare un’infondata tranquillita’ ma anche a volte un infondato allarmismo. Allora il nostro obiettivo e’ quello di individuare dei criteri da offrire agli utenti per selezionare meglio e in modo autonomo questi contenuti, per far si’ che in rete siano piu’ evidenti quelli riconducibili a fonti istituzionali e meno evidenti quelli di dubbia autenticita’”.

Sono esclusi dal vostro ‘controllo’, mi faccia passare il termine, giornali, tv e siti online. Su cosa allora vi concentrerete? “Noi riteniamo che la professionalita’ giornalistica sia uno dei valori aggiunti in questa fase storica. I giornalisti- ne e’ convinto Razzante– stanno dimostrando un grande impegno nel divulgare notizie di interesse pubblico e la task force nasce per monitorare soprattutto il web, in particolare le piattaforme social. La liberta’ che c’e’ sui social e’ una grande ricchezza per le democrazie, ma in momenti come questi, contrassegnati da una grandissima minaccia per la salute pubblica, i social possono diventare anche veicoli di notizie che producono effetti devastanti sulle coscienze. È chiaro allora che ci concentreremo soprattutto sul web, dove c’e’ una incredibile rapidita’ di diffusione dei contenuti. Riteniamo invece che l’informazione professionale e di qualita’ che si fa sui media tradizionali, certificata dall’esistenza dell’ordine dei giornalisti, non abbia bisogno di essere sindacata da una task force che nasce senza poteri sanzionatori ne’ di vigilanza specifica sui singoli soggetti, ma soltanto di monitoraggio per quanto riguarda la circolazione delle notizie in rete”.

La salute si tutela anche arginando le fake news. La task force potrebbe rimanere in piedi anche dopo che l’epidemia sara’ passata? “Il decreto istitutivo in base al quale siamo stati nominati prevede che la take force rimanga in carica fino all’esaurimento della pandemia e comunque per non meno di un anno. Quindi immagino- fa sapere Razzante– che fino all’aprile del 2021 ci chiederanno di operare, sempre in assoluta gratuita’, per contribuire a diffondere maggiormente le notizie certificate mettendo in guardia gli utenti da notizie che non hanno un fondamento scientifico”.

I social, intanto, sono una grande opportunita’ ma possono diventare anche un pericolo, soprattutto per tutte quelle persone, oggi costrette a casa, che cercano di informarsi il piu’ possibile in rete. Ma quali sono le principali fake news circolate sul web sul Coronavirus? “In generale inviterei a diffidare di tutte le teorie complottiste, perche’ non ne abbiamo riscontro. Anche se queste esulano dal campo d’azione della fake force- ci tiene a sottolineare Razzante– sono sicuramente fake news da combattere, perche’ arrivano da fonti non ufficiali e non attendibili, spesso poi sono diffuse da soggetti che hanno un curriculum modesto, quindi non si capisce in base a quali competenze, anche finanziarie, possano dedurre che e’ tutta una macchinazione per favorire nelle borse internazionali determinati titoli.
Tornando alla domanda, di fake news ne sono circolate davvero tante, penso a quelle sull’utilizzo degli antinfiammatori o delle mascherine, sul fatto se siano utili o meno. Oppure, all’inizio dell’epidemia, circolava l’informazione secondo cui il Coronavirus era una semplice influenza”.

È da dire, pero’, che si tratta di un virus nuovo e che gli stessi esperti ancora lo stanno studiando… Questo probabilmente ha creato alle fake news, soprattutto all’inizio, un terreno fertile per la loro diffusione. Potrebbe essere anche questa una lettura? “Evidentemente si’, l’aspetto misterioso del virus si e’ tradotto anche in una confusione informativa- risponde ancora Razzante all’agenzia Dire- ciascuno ha preteso di dire la sua senza pero’ avere gli strumenti per farlo, quindi le indiscrezioni si sono accavallate e quando questo accade le persone poi iniziamo a credere che siano verita’ oggettive. Cosi’ come le opinioni di alcuni virologi e studiosi del settore medico-scientifico possono aver tratto in inganno alcuni sul tipo di comportamento da seguire. Probabilmente gli errori sono stati fatti anche dalle istituzioni, sicuramente anche dal mondo del giornalismo, ma e’ una fase storica in cui tutti fanno errori. Ritengo pero’ che la figura del produttore e consumatore di informazione, che puo’ essere incarnata da qualunque utente social, abbia prodotto i disastri maggiori. Il fatto che chiunque si colleghi ad un profilo possa veicolare qualsiasi notizia, avendo una comunita’ di contatti e follower che lo seguono, credo sia l’aspetto piu’ preoccupante. Quindi invitiamo tutti a fare riferimento a fonti ufficiali, accreditate e istituzionali, e a rifiutare tutte le altre chiavi di lettura aleatorie e superficiali, delle quali non ci sono riscontri”.

Infine, anche il sensazionalismo di certa stampa non sempre ha aiutato… “La drammatizzazione oltre il dovuto di alcune condotte non ha aiutato- commenta l’esperta- ha esagerato ancora di piu’ le tensioni, ha esacerbato gli animi e ha inasprito una conflittualita’ sociale latente che emerge sempre piu’ nitidamente. Credo che i giornalisti in questa fase dovrebbero ricordare i loro doveri deontologici, che sono soprattutto quelli dell’essenzialita’ dell’informazione e della neutralita’ nei racconti, senza far prevalere le proprie passioni, le proprie emozioni e i propri punti di vista, perche’ questo finisce per drogare la cronaca- conclude Razzante– che invece oggi piu’ che mai deve essere di pubblica utilita’ e al servizio dei cittadini”.

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