Coronavirus, Rezza (Iss): “Andare a trovare i nonni a Pasqua non è un atto d’amore, è pericoloso”
- Rachele Bombace
- 10/04/2020
- Sanità
- r.bombace@agenziadire.com
"Difficile capire quando arriverà la fase due, sarà una decisione politica" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – “Io stesso ho i parenti fuori Roma, ma chiaramente non mi potro’ muovere e staremo a casa. Non e’ un atto di amore andare a trovare le persone anziane in questi giorni, puo’ diventare invece molto rischioso per tutti e specialmente per loro”. A dirlo e’ Giovanni Rezza, capo del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanita’, intervenuto al programma ‘Obiettivo Salute’ di Radio24, per dare un rinforzo agli italiana a restare a casa in questi giorni di Pasqua e Pasquetta.
“Dobbiamo fare questo sacrificio perche’ il virus non ci mette niente a colpire di nuovo. Soprattutto le persone anziane- avverte Rezza– abbiamo gia’ visto quanto hanno sofferto e anche pagato nelle zone colpite dall’epidemia. Bisogna stare attenti, rispettare le regole e le raccomandazioni che arrivano delle autorita’ sanitarie- sottolinea- per abbattere il livello di trasmisisone il piu’ possibile”.
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Il monito e’ ‘nessuno incontri nessuno in questi giorni di festa e non andare dai parenti, anche se abitano vicini’. Scegliere piuttosto lo strumento delle videochiamate per mandarsi abbracci da lontano.
“Abbiamo imparato ad usare dei mezzi di comunicazione che non avremmo mai pensato ci avrebbero aiutato cosi’ tanto in questi momenti. Per esempio- prosegue Rezza– in Italia si era parlato tanto di telelavoro, ma non era stato mai applicato. Abbiamo visto che far lavorare le persone da casa e’ possibile e lavorano addirittura piu’ che a lavoro. Ieri ho lavorato da casa e non sono riuscito neanche a mangiare tra teleconferenze, telefonate e riunioni. Ho lavorato piu’ di quanto avrei lavorato nel mio ufficio. È incredibile. Si puo’ quindi socializzare in maniera piu’ o meno virtuale”.
È ancora difficile capire quando arrivera’ la fase due. “Non sappiamo quando”, spiega Giovanni Rezza, capo del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanita’, intervenuto al programma ‘Obiettivo Salute’ di Radio24. “Se si chiede a un epidemiologo, rispondera’ finche’ non abbiamo un vaccino disponibile. È chiaro che non esistono solo gli epidemiologi, ma anche gli esperti di economia, delle famiglie e della politica”.
Quindi, quando riaprire “sara’ una decisione politica, anche se guidata dalla scienza in qualche misura”. Quando il livello di trasmissione “sara’ piu’ o meno abbattuto, la politica decidera’ di passare alla fase due. Un epidemiologo dira’ che il virus continuera’ a circolare finche’ non avremo un vaccino che coprira’ una porzione sufficiente di popolazione e allora ‘stiamocene tranquilli’. È chiaro che non potra’ essere cosi’, le attivita’ produttive dovranno per forza essere riavviate, le persone avranno comunque l’esigenza di riaprire le attivita’ commerciali”.
“Dobbiamo sapere, pero’, che quando lo faremo- sottolinea Rezza– la normalita’ di prima diventera’ una pseudo normalita’ controllata. Le precauzioni che stiamo imparando a prendere adesso, in un periodo in cui vengono imposte in maniera molto rigorosa, dovranno essere rispettate anche qualora e quando iniziasse una fase post-emergenziale, che sara’ comunque critica. Meglio impararle molto bene perche’ saranno il pane quotidiano della normalita’, sperando che non tornino picchi di infezione pari a quello della Lombardia. Li’ e’ stata una situazione drammatica che non si puo’ dimenticare– aggiunge- e lo e’ ancora in parte”.
A livello epidemiologico i dati sembrano mostrare “un trend leggermente positivo- conferma- il numero di casi scende gradualmente. I modelli matematici ci dicono che probabilmente la trasmissione sta in questo momento diminuendo, ma il virus circola: al Nord tanto e al Centro Sud ci sono catene di trasmissione. Il problema e’ che quando si allenta la morsa delle misure di contenimento immediatamente si possono creare situazioni allarmanti come quelle che e’ abbiamo avuto a Codogno, a Bergamo e Brescia. Quando si riapriranno le attivita’ produttive bisognera’ essere molto pronti per farlo in sicurezza– conclude- mantenendo il distanziamento fisico tra una persona e l’altra ed essendo pronti a individuare rapidamente eventuali focolai”.
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