Coronavirus, Somalia chiama Italia: “Andrà tutto bene”

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Lo studente somalo con il tricolore e la bandiera del suo Paese, è il cartellone d'incoraggiamento all'Italia che ha fatto il giro del web Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

ROMA – “Tanti somali sono addolorati e stanno soffrendo per l’Italia” dice Nuredin Hagi Scikei, un ingegnere rientrato anni fa a Mogadiscio dopo gli studi universitari a Bologna. La sua è una delle tante voci raccolte in questi giorni dall’agenzia Dire, ai tempi del coronavirus, in un Paese che pur ostaggio di instabilità e conflitti non dimentica la solidarietà.
Le parole di Hagi Scikei e le chiamate di preoccupazione ricevute dalla Somalia sono confermate da una fotografia diffusa nel fine-settimana sulle reti sociali. Si vede un ragazzo sorridente, la divisa color cachi delle scuole medie, che regge un cartellone con il tricolore italiano e la bandiera blu con stella bianca del suo Paese. “Siamo con te, andrà tutto bene” si legge. La scritta, realizzata con i pennarelli, è in italiano. Alle spalle del ragazzo, 11 o 12 anni, si intravede una bacheca con le lettere dell’alfabeto somalo.
Di recente, insieme con gli esperti dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ricercatori somali e studiosi della Sapienza di Roma e dell’Università di Bologna, Hagi Scikei ha collaborato alla realizzazione a Mogadiscio di una mostra sull'”evoluzione storico-urbanistica” della città.
Un percorso, questo, che dallo sviluppo dei quartieri medievali arriva fino al periodo della dominazione coloniale italiana. “Lo abbiamo immaginato per i nostri giovani” sottolinea Hagi Scikei: “Devono riscoprire i tesori nazionali, sfregiati da oltre 20 anni di violenze e guerra civile”.
Oggi la Somalia resta uno dei Paesi più instabili e difficili al mondo. I timori riguardano anche il coronavirus: secondo il Centro di controllo dell’Unione Africana per le malattie, c’è già stato un caso di contagio accertato.
Di solidarietà senza confini racconta alla Dire anche la giornalista Shukri Said, nata a Mogadiscio, da anni in Italia. “Sono momenti decisivi” sottolinea la cronista. “Cambiano gli equilibri del mondo e si scopre chi sono i veri amici, che per l’Italia magari sono lontani dall’Europa”. Said sta curando corrispondenze in somalo da Roma per emittenti internazionali come Voice of America e Bbc: nel suo Paese di origine vogliono sapere come stanno gli italiani.

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