Coronavirus, stop fecondazione assistita: al S.Orsola di Bologna in 1.000 in attesa

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Il centro di pma di Bologna – dove arrivano pazienti da tutta Italia- è fermo dai primi di marzo. "Dovremo aspettare che la situazioni generale torni buona", dice la direttrice Eleonora Porcu Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

BOLOGNA – Tra le tante attività sanitarie sospese a Bologna a causa dell’emergenza coronavirus c’è anche quella del centro di Procreazione medicalmente assistita del Policlinico Sant’Orsola, guidato dalla dottoressa Eleonora Porcu. ‘Congelata’ da circa due settimane, la fecondazione in vitro sta proseguendo solo per i trattamenti in corso che non possono essere interrotti. Le nuove pazienti invece sono state tutte messe in stand-by, con una lista d’attesa che ad oggi supera le mille persone. Ad arrivare al 3 aprile, saranno ‘saltati’ e rimandati saranno 150. A fare il punto della situazione è la stessa Porcu, parlando alla ‘Dire’.

L’attività del centro è sospesa “da inizio marzo– conferma la dottoressa del Sant’Orsola- stiamo ultimando i trattamenti in corso (si parla di due o tre persone, ndr) che non si possono interrompere perchè sono indifferibili. Non abbiamo però iniziato nuovi trattamenti e al momento sono oltre mille le pazienti in lista”. Finora, sottolinea Porcu, “eravamo riusciti a mantenere un’attesa di 10 mesi per i trattamenti, che non è tanto vista la dimensione della nostra attività e la reputazione del centro”, al quale si rivolgono “persone da tutta Italia e dall’estero“.

“PER RIPARTIRE CI VORRÀ BUONA SITUAZIONE GENERALE”

Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, invece, la risposta sulla compatibilità dei gameti arrivava “entro sei mesi. Ora con questo stop dovremo recuperare”, afferma Porcu. Ma i tempi si prevedono lunghi. “Non potremo aspettare solo la flessione dei contagi– segnala la direttrice del centro- ma che si ripristini una buona condizione generale”.

La fecondazione eterologa tra l’altro è stata sospesa anche prima di quella omologa, in ragione delle “significative procedure burocratiche” che servono per controllare che i gameti in arrivo dall’estero provengano da persone sane.

LO STOP È INTERNAZIONALE

Lo stop alla fecondazione assistita, ci tiene a rimarcare Porcu, è una decisione presa anche a livello internazionale, “in accordo con le principali società americane ed europee. L’interrogativo che ci siamo posti era anche se indurre una gravidanza in questo momento, visto che a causa dell’emergenza è più difficoltoso eseguire il monitoraggio e gli esami necessari. Di comune accordo abbiamo deciso di sospendere”.

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PROSEGUE PRESERVAZIONE FERTILITÀ PER PAZIENTI ONCOLOGICHE

Al Sant’Orsola stanno invece continuando i trattamenti di preservazione della fertilità in pazienti oncologiche. “Abbiamo anche diverse persone già programmate- afferma la direttrice- che vengono da ogni parte dell’Emilia-Romagna e d’Italia”, visto che il Sant’Orsola è il centro di riferimento regionale e uno dei principali a livello nazionale. Per questo, spiega Porcu, “abbiamo tenuto un piccolo nucleo di sanitari per i trattamenti sulla fertilità“, mentre il resto di medici e infermieri del centro sono stati dedicati ad aiutare i reparti covid-19 e “sono contenti di rendersi utili in questo momento”.

Allo stesso modo, sottolinea la dottoressa, “abbiamo posticipato anche le attività scientifiche, non solo quelle assistenziali”. Ad esempio, il congresso in programma a novembre è stato spostato all’anno prossimo, mentre quello europeo sulla medicina della riproduzione a Copenhagen è stato cancellato. Porcu continua invece a fare le sue lezioni all’Università di Bologna per gli studenti di Medicina, in modalità online. “Devo dire che alla fine non è neanche male- ammette- in fondo, è questo il futuro”.

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