Coronavirus, Toti: “Non si può stare chiusi per sempre, pensare a ritorno alla normalità per dopo Pasqua”

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Il presidente della Liguria lancia un appello affinchè si inizi a lavorare su una graduale riapertura del paese Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

ROMA – “Mentre lottiamo per spegnere i focolai del virus, bisogna cominciare a pensare al dopo. Difficilmente la situazione cambiera’ prima di Pasqua, ma subito dopo occorre immaginare un ritorno alla normalita’“. Va dritto per la sua strada, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, nonostante la divergenza di opinioni con il segretario regionale della Lega, Edoardo Rixi, che stamattina si e’ detto contrario a qualsiasi riapertura finche’ i contagi non si fermeranno.

Di sicuro non potremo stare chiusi in casa per sempre– e’ la risposta, indiretta, che il governatore affida a un post su Facebook- i soldi che il governo sta mettendo sono un pannicello caldo e perfino tutti quelli che l’Europa (se volesse, cosa assolutamente non scontata) potrebbe mettere in campo non basterebbero mai per assicurare il benessere al nostro Paese”.

La riapertura, per Toti, e’ cruciale: “Dovremo farlo con regole nuove di sicurezza che ci porteremo dietro per molto tempo, dovremo farlo escludendo le zone piu’ colpite, dovremo farlo magari ragionando a fasce d’eta’, in modo da proteggere i piu’ vulnerabili. Ma proprio perche’ dobbiamo difendere i piu’ deboli, le fasce d’eta’ e le aree piu’ colpite, e’ indispensabile che chi e’ meno a rischio si prenda l’impegno di lavorare anche per chi non puo’. Questo vuol dire essere una comunita’, questo vuol dire affrontare il futuro, questo vuol dire dimostrare di sapersi risollevare con le proprie forze”.

In quest’ottica, aggiunge il governatore, “questa e’ una settimana importante, direi decisiva, per fare in modo che il contagio cali. I numeri in questo senso ci danno qualche conforto. Presto in Liguria supereremo i mille tamponi al giorno e stanno partendo anche i test sierologici. È ovvio che piu’ esami facciamo, piu’ siamo capaci di individuare i soggetti a rischio, piu’ il numero dei contagi giornalieri cresce”.

Ma, spiega, “non e’ quello il numero da seguire. Le curve che quotidianamente utilizziamo per programmare la disponibilita’ di sale di rianimazione e di letti di media intensita’ di cura ci confermano un cauto ottimismo. Oggi e’ il momento di non mollare: piu’ saremo capaci di rispettare le regole, prima potremo cominciare a pensare al dopo”.

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