Coronavirus, Treu (Cnel): “Il 1 Maggio festeggiamo la solidarietà”

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Così il presidente del Cnel, Tiziano Treu, durante un’intervista alla Dire sul tema del lavoro Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Per quanto sarà un Primo maggio difficile da celebrare, “festeggiamo la solidarietà perché c’è stata e ce lo riconoscono anche gli altri Paesi. L’Italia, le persone, le famiglie hanno reagito con molta responsabilità in questo momento difficile e questo è importante perché potevano anche scoppiare moti di reazione violenta. E questo è anche merito della serietà dei sindacati e delle forze sociali che sono stati coinvolti nel dare le indicazioni”. Così il presidente del Cnel, Tiziano Treu, durante un’intervista alla Dire sul tema del lavoro.

“Questa è una cosa rassicurante- ha aggiunto Treu- noi stiamo reagendo con serietà. Adesso bisogna che si faccia questa ripresa. E’ uno sforzo di tutto il Paese. Le cose che sta facendo il governo non sono ancora sufficienti ma sono significative. E poi per la ripresa- ha concluso in presidente del Cnel- il messaggio che voglio dare è che il lavoro ci sarà ma deve essere un lavoro di qualità quindi bisognerà fare tutti i piu’ per investire nella nostra formazione a cominciare da quella digitale perche lo smart working sarà sempre più diffuso e abbiamo già delle indicazioni che arriverà a grandi percentuali.”

“Se ci affidiamo alle previsioni più ottimistiche, cioè se il contagio cala e non ci sono riprese dell’epidemia, allora i motori del sistema si possono rimettere in moto. Certi settori quasi a pieno regime, come l’edilizia e l’agricoltura. Altri settori invece come il turismo, l’alberghiero la logistica, saranno colpiti in maniera durissima quindi l’occupazione avrà per mesi una botta dalla quale sarà difficile riprendersi”. A parlare è il presidente del Cnel, Tiziano Treu, durante un’intervista alla Dire sul tema del lavoro.

In queste settimane proprio l’organo di rilievo costituzionale sta effettuando degli ‘stress test’ per capire la tenuta dei settori produttivi del Paese. “Siamo in progress- spiega Treu- gli studi sono partiti due mesi fa. Vediamo, basandoci su quello che viene dalle nostre associazioni, quali sono i punti deboli che purtroppo avevamo già nel nostro sistema e che vengono aggravati dalla crisi. Osserviamo come reagiscono i settori e via via vorremmo tirare fuori delle proposte per aiutarci nel medio periodo. Siamo a buon punto e abbiamo proposto al parlamento e alla task force di Colao le nostre prime riflessioni. Ma gli studi continueranno per qualche mese perché i dati cambiano di settimana in settimana”.

Intanto, “le maggiori criticità sono già evidenti con il crollo del turismo, settore per noi fondamentale senza il quale non avremmo retto alle crisi passate”. Un altro pezzo è la logistica, spiega l’ex ministro del Lavoro facendo l’esempio dei porti, da dove “arriva l’85% delle merci e delle materie prime necessarie alle industrie”. Poi c’è il nodo basilare dei trasporti pubblici urbani, “un tema ancora non affrontato. Se si aprono l’industria e i servizi- si domanda Treu- come si fa in città grandi a portare in sicurezza milioni di persone a lavoro? Molte aziende hanno cominciato ad attrezzarsi per garantire almeno una parte dei trasporti con dei trasporti collettivi organizzati da loro. Questo nelle prossime settimane bisognerà potenziare i mezzi pubblici e garantire il distanziamento. Qualcuno dice che potremmo utilizzare i grandi bus turistici che affollano le città d’arte per creare un servizio pubblico”.

Di fronte a questa crisi tutti i settori avranno bisogno di aiuti ma “questi- afferma Treu- dovranno essere sostenuti con misure eccezionali”. Bene, in quest’ottica, le misure che l’Europa sta adottando, dai rapidi aiuti di Bce e Bei, al fondo Sure che “è importante per sostenere il reddito forse di qualche milione di lavoratori”. Al Mes senza condizioni, “che sarà giusto accettare”, al “Recovery Found, con la sua grande potenza di fuoco ma due importanti punti da chiarire: quanti di questi 1500 miliardi di euro partono subito e quanti sono prestiti e quanti trasferimenti, perché in molti casi le imprese non possono fare altri debiti, c’è bisogno anche di contributi a fondo perduto”.

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