Coronavirus, un italiano ‘al sicuro’ nell’Artico: il rientro dipende dal Covid-19

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Marco Casula, tecnico dell'Istituto di scienze polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isp) di Venezia, si trova nella Base Dirigibile Italia del Cnr a Ny-Alesund, nell'arcipelago delle Svalbard, in Artico a circa mille chilometri dal Polo Nord Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – C’e’ un italiano al riparo dal SARS-Cov-2, il Covid-19 che ha stravolto la nostra esistenza, e sara’ lo stesso virus a decidere quando potra’ tornare nello Stivale. E’ Marco Casula, tecnico dell’Istituto di scienze polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isp) di Venezia, che si trova nella Base Dirigibile Italia del Cnr a Ny-Alesund, nell’arcipelago delle Svalbard, in Artico a circa mille chilometri dal Polo Nord. Uno dei due luoghi sulla Terra, con l’Antartide, che non sono stati toccati dal Covid-19.

Al momento, pero’, sara’ proprio il Coronavirus a decidere la data di ritorno del collega in Italia, che ha la responsabilita’ di portare avanti il suo lavoro e non interrompere la serie climatica di dati che il nostro Paese sta raccogliendo in Artico da oltre 10 anni. Una situazione impensabile al momento della partenza.

“Sono partito dall’Italia il primo gennaio 2020 per la stazione di ricerca Dirigibile Italia, che il Consiglio Nazionale delle Ricerche gestisce nelle Isole Svalbard, a Ny-Alesund, una cittadina a solo uso esclusivo di ricerca scientifica che si trova a circa 1.000 km dal Polo Nord– spiega Casula- l’iniziale previsione di rientro era diversa, non immaginavo che avrei prorogato la permanenza, ma noi che lavoriamo qui in Artico, quando partiamo in missione, diamo la massima flessibilita’: sappiamo che potrebbero esserci degli imprevisti di qualunque genere che ci portano a cambiare i programmi iniziali, ad esempio un collega che non sta bene e non puo’ venire a darci il cambio”.

Inizialmente, “la data di rientro prevista era ai primi di marzo, poi e’ stato posticipata ai primi di aprile per motivi tecnici/organizzativi- prosegue il ricercatore- Al momento la mia data di ritorno in Italia sara’ proprio il Coronavirus a deciderla e poiche’ nessun collega in questa fase puo’ venire qui rimango io, anche perche’ ho la responsabilita’ di portare avanti il mio lavoro e non interrompere la serie climatica di dati che l’Italia sta raccogliendo in Artico da oltre 10 anni”.

“Mi trovo in uno dei due luoghi sulla Terra – con l’Antartide, dove ci sono altri colleghi del Cnr – che non sono stati toccati dal Covid-19“, racconta Marco Casula, tecnico del Cnr-Isp di Venezia, “una situazione impensabile al momento della partenza”.

“Innanzitutto – spiega – io ho scelto questa condizione: data la tipologia della ricerca polare, vivere isolati non e’ inconsueto. E poi la mia attuale condizione di isolamento non e’ proprio la stessa che vivono gli italiani e i cittadini di tanti Paesi: io posso uscire, godermi questi ambienti unici e magnifici, avere contatti umani con i colleghi delle altre stazioni di ricerca internazionali, anzi ho tutto lo spazio che voglio a disposizione e credo che abbiano molte piu’ difficolta’ le persone che si trovano costrette a rimanere chiuse in casa loro, per non dire di coloro che sono in quarantena o ricoverati”.

In questo senso “mi ritengo in una posizione privilegiata e poi la dimensione internazionale che vivo qui mi induce a guardare la situazione italiana nel contesto di quella dei Paesi delle persone che frequento e dalle quali ho informazioni di prima mano su come vivono il Coronavirus le altre nazioni”, dice Casula.

In generale “trovo comunque sia fondamentale avere quello che io chiamo un buon abito mentale– spiega il tecnico Cnr-Isp- Sicuramente fare una cosa che si ama, come nel mio caso, alleggerisce il peso della lontananza e della solitudine, anzi sto vivendo questa situazione come un allenamento per una prossima missione in Antartide, che mi piacerebbe poter fare. In ogni caso possono tenermi in costante contatto con i miei genitori e i miei amici attraverso internet, per rassicurarmi sulle loro condizioni”.

In tutto cio’, “sono il solo italiano tra i 30 ricercatori presenti a Ny-Alesund, ma questa piccola comunita’ in questo momento particolare e’ unita piu’ che mai- spiega Casula- Intanto dal punto di vista lavorativo: io e i miei colleghi di altre nazionalita’ collaboriamo per portare avanti le rispettive attivita’ di ricerca a lungo termine e, dato il numero ridotto di persone presenti, quando finiamo il nostro lavoro se possiamo aiutiamo gli altri. Ma ci sentiamo molto uniti anche dal punto di vista umano, c’e’ davvero tanto calore, il primo con cui ho stretto rapporti e’ stato proprio un ricercatore cinese. In questa cittadina, che per me ormai e’ una sorta di famiglia, nessuno e’ straniero e i rapporti vanno oltre le difficolta’ che alle volte si possono incontrare, come quelle linguistiche. Tutto sommato, non nego che alle volte un momento di tranquillita’ da solo me lo prendo volentieri”.

“Questa situazione di emergenza, insomma, ha ulteriormente rafforzato la necessita’ di cooperazione scientifica, logistica e operativa tra tutti i paesi che operano a Ny-Alesund e questa e’ una lezione che mi sembra sia da cogliere e mettere in pratica nel futuro, anche quando questa emergenza sara’ finalmente superata. Qui alle Svalbard e in generale, nel mondo”, dice Marco Casula, tecnico del Cnr-Isp di Venezia.

“La mia attivita’ principale riguarda il campionamento di particolato atmosferico e di neve superficiale, in pratica consiste nel gestire gli strumenti che raccolgono il particolato su filtri che poi verranno analizzati in laboratorio in Italia. Altri strumenti analizzano invece le caratteristiche delle particelle in tempo reale, ma vanno comunque controllati periodicamente- spiega Casula- Per quanto riguarda la neve, ogni giorno raccolgo dei campioni nei primi centimetri del manto, li peso, catalogo e dopo un primo processamento li congelato, in attesa che vengano spediti anch’essi per essere analizzati”.

Queste attivita’, “oltre a permettere la caratterizzazione chimico/fisica del particolato atmosferico e quindi la identificazione delle sue sorgenti, permette anche di stimare qual e’ l’effetto di deposizione del particolato stesso causato dalla precipitazione nevosa– conclude il tecnico Cnr-Isp- Tutte queste informazioni sono utili allo studio dei processi e dei cambiamenti climatici in corso. Oltre a queste attivita’, mi occupo poi di risolvere i problemi che si possono verificare nella strumentazione installata qui da diversi Istituti di ricerca italiani, dagli strumenti meteorologici ai contatori di raggi cosmici”.

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