Coronavirus, un milione e mezzo di italiani ha sviluppato anticorpi. I primi risultati dell’indagine sierologica
Oggi pomeriggio in conferenza stampa sono stati presentati i primi risultati dell’indagine di sieroprevalenza su Sars-Cov-2 condotta da Istat e Ministero della Salute.
Sono circa un milione e mezzo gli italiani (precisamente un milione e 482 mila), che hanno sviluppato gli anticorpi per il coronavirus. In pratica il 2,5% della popolazione residente in famiglia è risultato con IgG positivo, ossia è entrato in contatto con il nuovo virus sviluppando specifici anticorpi.
Sono quindi 6 volte in più rispetto al totale dei casi ufficialmente registrati durante la pandemia e individuati attraverso l’Rna virale.
Questi in sintesi i primi risultati dell’indagine di sieroprevalenza sul Sars-Cov2 illustrati da ministero della Salute e Istat oggi pomeriggio durante una conferenza stampa in streaming. I dati fanno riferimento a quanto è emerso dai test sierologici condotti su 64.660 persone e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio, si tratta dunque ancora di risultati provvisori.
C’è da specificare che il campione doveva essere ben più ampio: l’Istat prevedeva di osservare 150mila persone di tutta Italia, la situazione di emergenza, però, non ha permesso di raggiungere l’obiettivo fissato. L’Istituto e il ministero della Salute ci hanno tenuto a specificare che, nonostante questo, le tecniche adottate nel corso della campagna, hanno permesso di produrre comunque stime coerenti e attendibili.
Interessante notare che emergono delle differenze territoriali molto marcate: lo sviluppo degli anticorpi al SarsCov2 sono maggiori in Lombardia (regione con il massimo della sieroprevalenza, 7,5%) di ben 7 volte rispetto al valore rilevato nelle regioni a più bassa diffusione che sono soprattutto quelle del Sud Italia (tutte sotto l’1%).
POPOLAZIONE PER ESITO AL TEST DI SIEROPREVALENZA, CASI DIAGNOSTICATI DURANTE LA PANDEMIA E
DECESSI PER SARS-CoV-2 E REGIONE. Anno 2020, valori assoluti e percentuali
In quanto a classi d’età e differenze di genere non emergono variazioni rilevanti anche se il livello più basso è registrato nei bambini piccoli (1,3%) e negli anziani con più di 85 anni (1,8%) ma probabilmente ciò è dovuto “a un effetto di protezione dei familiari per questi segmenti” e, quindi, al fatto di essere stati meno esposti.
Gli operatori sanitari, invece, sono quelli più colpiti (9,8%) seguiti dagli addetti alla ristorazione che superano il 4%.
Si è parlato anche degli asintomatici che secondo quanto dichiarato in conferenza stampa da Linda Laura Sabbadini, direttrice dell’Istat:
“non sono una quota bassa: arrivano al 27,3%. Una stima simile a quella della Spagna che sottolinea l’importanza del rispetto delle regole”.
Potete leggere i risultati completi qui.
Fonti: Ministero della Salute/ Istat
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