Coronavirus, Veltri (D.i.Re.) a Bonetti: “Serve un fondo straordinario da 20 milioni”
- Annalisa Ramundo
- 03/04/2020
- Donne
- a.ramundo@agenziadire.com
La presidente di D.i.Re.-Donne in Rete contro la Violenza commenta lo sblocco da parte della ministra per le Pari Opportunita' di 30 milioni del Piano nazionale antiviolenza previsti per l'anno 2019 Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – “I fondi sbloccati dal Dipartimento Pari opportunita’ sono risorse ordinarie gia’ destinate nel 2019 al Piano nazionale antiviolenza, che aspettiamo dall’anno scorso. Non era quello che ci aspettavamo, eravamo state abbastanza chiare con la ministra, sia con l’invio di una lettera ufficiale, sia attraverso la conferenza alla quale abbiamo partecipato qualche giorno fa. Siamo sorprese che ci sia addirittura un’esaltazione di questa notizia, come se ci fosse uno stanziamento straordinario. Servivano almeno altri 20 milioni di euro, solo per l’emergenza”. A commentare all’agenzia Dire, lo sblocco da parte della ministra per le Pari Opportunita’, Elena Bonetti, di 30 milioni del Piano nazionale antiviolenza previsti per l’anno 2019 (20 milioni per l’attivita’ ordinaria di centri antiviolenza e case rifugio e 10 milioni per ‘specifiche attivita’ collaterali per il contrasto della violenza’) e’ Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.-Donne in Rete contro la Violenza.
A preoccupare la rete nazionale dei centri antiviolenza e’ anche la gestione regionale delle risorse, che paventa uno scenario in cui i fondi potrebbero non arrivare mai a destinazione o arrivare con estremo ritardo. “Avevamo chiesto di bypassare le Regioni, anche per accelerare i tempi- sottolinea alla Dire Veltri- Siamo molto preoccupate perche’ le nostre Regioni hanno situazioni amministrative con tempi molto dilazionati, a maggior ragione ora in epoca di Covid-19″. Il timore e’ che “si assista all’ennesima frammentazione di risorse e ad iniziative poco efficaci”.
Per la presidente di D.i.Re, sarebbe stato meglio far arrivare i finanziamenti “direttamente ai 280 cav, sulla base della mappatura realizzata da Istat. Chi mi assicura che la mia Regione arrivera’ a stanziare i fondi per il centro antiviolenza? E quando lo fara’, soprattutto? Si sottraggono risorse ad attivita’ quali la formazione e l’inserimento lavorativo delle donne sopravvissute alla violenza, che pure sono essenziali per completare l’attivita’ di accoglienza e supporto realizzata dai centri antiviolenza”.
“Abbiamo chiesto un fondo ad hoc per l’emergenza coronavirus, perche’ i fondi ordinari servono a finanziare il minimo indispensabile dell’attivita’ dei centri- spiega Mariangela Zanni, consigliera D.i.Re per il Veneto, in una nota stampa della rete nazionale dei cav- Non tutti i centri ottengono questi fondi mentre e’ prioritario che tutti i centri D.i.Re, che sono tutti rimasti attivi in questo periodo, possano accedere a tali risorse”.
“Siamo molto preoccupate. Chiediamo che le Regioni definiscano rapidamente criteri omogenei per l’assegnazione immediata dei fondi ai centri antiviolenza, utilizzando i criteri stabiliti dall’intesa Stato-Regioni e nel rispetto della Convenzione di Istanbul- aggiunge Veltri nel comunicato- e che le procedure stabilite per l’erogazione dei finanziamenti siano monitorate dal Dipartimento Pari opportunita’ affinche’ le risorse raggiungano effettivamente i centri antiviolenza che sono da sempre, e ora piu’ che mai, un presidio fondamentale in ogni territorio”.
Presidi spesso lasciati soli a gestire il problema. Come nel caso della “circolare delle ministre Bonetti e Lamorgese arrivata in tutte le Prefetture per chiedere di attivarsi per la ricerca di un rifugio per le donne che chiedono di essere accolte. Nei luoghi dove non ci sono le reti territoriali- spiega alla Dire Veltri- non ci sono i referenti delle Prefetture che attivano questo meccanismo. Alcuni centri antiviolenza della nostra rete hanno chiesto venisse nominato un referente da contattare nelle Prefetture per avere alloggi per le donne senza avere risposta. E hanno dovuto provvedere in autonomia. Questo significa- conclude la presidente di D.i.Re- che quei centri antiviolenza si sono dovuti attrezzare per trovare uno spazio fisico che potesse alloggiare la donna temporaneamente. E queste sono spese vive”.
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