Corruzione e appalti pilotati, arrestato il capo della struttura Covid in Sicilia

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antonino candela

Antonino Candela, ex direttore Generale dell'Azienda sanitaria provinciale 6, si trova ai domiciliari. L'indagine della Finanza ha coinvolto 12 persone Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Antonino Candela, attuale coordinatore della struttura per l’emergenza Covid-19 in Sicilia ed ex direttore Generale dell’Azienda sanitaria provinciale 6 di Palermo, è stato arrestato dalla guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta su corruzione e appalti pilotati nella sanità. Candela si trova ai domiciliari.

La stessa indagine ha portato in carcere l’attuale direttore Generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, Fabio Damiani. I due fanno parte dell’elenco di dieci arrestati dalle fiamme gialle.

L’indagine, denominata ‘Sorella Sanità’, ha portato all’esecuzione di 12 misure cautelari: due indagati sono finiti in cella e otto ai domiciliari, mentre per altri due è scattato il divieto temporaneo di esercitare attività professionali, imprenditoriali e pubblici uffici.

Il valore delle tangenti per i funzionari pubblici indagati nell’inchiesta ‘Sorella Sanità’, che a Palermo ha portato all’arresto di dieci persone, si sarebbero aggirati “intorno al 5% del valore della commessa aggiudicata“. È quanto sostengono gli investigatori che hanno portato avanti le indagini su appalti aggiudicati a partire dal 2016 e che parlano di “spregiudicate condotte illecite” che avrebbero “garantito l’arricchimento personale dei pubblici ufficiali infedeli e dei loro intermediari”.

Gli operatori economici vincitori delle gare, importanti società di livello nazionale, “erano consapevoli e partecipi delle dinamiche criminali, dalle quali traevano un vantaggio – sostengono ancora le fiamme gialle del Comando provinciale di Palermo – che avrebbe remunerato nel tempo il pagamento delle tangenti”. Questo lo schema “consolidato” ricostruito dagli specialisti anticorruzione del Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria: l’imprenditore interessato all’appalto “avvicina” il faccendiere, “noto interfaccia” del pubblico ufficiale, e quest’ultimo, concorda con l’azienda “le strategie criminali per favorire l’aggiudicazione della gara”; a quel punto la società, ricevute notizie dettagliate e riservate, presenta la propria “offerta guidata”, che sarà poi “adeguatamente seguita – ancora l’atto d’accusa degli investigatori – fino all’ottenimento del risultato”.

Queste le “condotte scorrette” emerse nel corso delle indagini della Procura di Palermo: attribuzione di punteggi discrezionali “non riflettenti il merito del progetto presentato”; sostituzione delle buste contenenti le offerte economiche; pagamento di stati avanzamenti lavoro “anche in mancanza della documentazione giustificativa necessaria”; diffusione di “informazioni riservate, coperte da segreto di ufficio.

I pagamenti delle tangenti, secondo gli investigatori, avvenivano “con la classica consegna del denaro contante” nel corso di incontri riservati, ma “spesso venivano invece mimetizzati attraverso complesse operazioni contabili instaurate tra le società aggiudicatarie dell’appalto e una galassia di altre imprese intestate a prestanome ma di fatto riconducibili ai faccendieri di riferimento dei pubblici ufficiali corrotti”.

TRA GLI INDAGATI ANCHE IL DEPUTATO ARS PULLARA

C’è anche il vice presidente della commissione Sanità dell’Assemblea regionale siciliana, Carmelo Pullara, tra gli indagati dalla Procura di Palermo nell’inchiesta ‘Sorella Sanità’ che ha portato alla luce un giro di tangenti per gli appalti pubblici.

Pullara, deputato agrigentino eletto nelle file dei Popolari-autonomisti, non figura però tra i destinatari di misure cautelari. L’accusa nei suoi confronti è di turbativa d’asta. Pullara è anche componente della commissione Antimafia dell’Ars.

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