Cosa c’è davvero nel pesce che mangiamo? Scoperti 58 contaminanti farmaceutici in gamberi, granchi e piccoli pesci

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Medicine per il cuore, antidepressivi, oppioidi e antimicotici: non è il contenuto di una prescrizione medica, ma soltanto alcune delle sostanze che sono state rilevate nei pesci e nei crostacei che vivono nei nostri mari e che poi finiscono sulle nostre tavole. La lista è decisamente più lunga e allarmante: sono, infatti, ben 58 i diversi medicinali che contaminano animali marini come granchi e gamberi. Un vero e proprio cocktail, i cui effetti sulla nostra salute sono ancora da approfondire.

A lanciare l’allarme è un nuovo maxi studio realizzato da un gruppo di scienziati della Florida International University e di esperti del Bonefish & Tarpon Trust, che ha voluto indagare sul fenomeno della misteriosa sparizione della specie bonefish (nota anche come pesce tarpone), che sembra essere correlata proprio ai livelli elevati di inquinamento. La popolazione di questi pesci, infatti, ha subito un dimezzamento negli ultimi 40 anni.

Dal 2018, anno in cui è stata avviata la ricerca, i ricercatori americani in collaborazione con l’Università svedese di Umeå, hanno campionato 93 pesci tarpone prelevati nelle acque del Sud della Florida e in media hanno trovato 7 diversi farmaci nel sangue di ogni esemplare. E in un caso sono state ritrovate le tracce di ben 17 sostanze farmaceutiche differenti (fra cui otto antidepressivi che eccedevano di 300 volte il limite consigliato per le terapie umane).

bonefish farmaci

©Florida International University

Ma quali sono i contaminanti trovati con maggiore frequenza Tra questi spiccano gli antibiotici, gli antidolorifici, i farmaci per la cura dei problemi alla prostata, gli antidepressivi e i medicinali contro l’ipertensione.

Queste stesse sostanze sono state poi riscontrate nell’organismo delle principali prede del bonefish, fra cui i granchi, i gamberi e i piccoli pesci.

Inquinamento da farmaci: una minaccia invisibile, ma estremamente pericolosa

La minaccia rappresentata dalla concentrazione eccessiva di sostanze farmaceutiche ne mari e nei fiumi interessa ormai quasi tutte le aree del mondo. Soltanto negli Stati Uniti, ogni anno vengono compilate quasi 5 miliardi di ricette mediche, ma al momento non ci sono normative ambientali per lo smaltimento di questi prodotti. Nella maggior parte dei casi gli ecosistemi vengono contaminati dagli scarichi delle acque reflue. E, una volta finiti negli oceani e nei mari, queste sostanze hanno effetti deleteri sui pesci. Numerosi studi hanno dimostrato che alterano i loro comportamenti, rivelandosi una minaccia anche per la loro riproduzione.

“Questo fenomeno può causare conseguenze non solo sul comportamento dei pesci, ma anche sui loro sistemi riproduttivi ed endocrini” spiega ai microfoni del Guardian Elena Fabbri, docente presso il dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna.

Questo tipo di inquinamento – non visibile al contrario di quello da plastica – è ancora troppo sottovalutato.

Questi risultati sono davvero allarmanti – commenta Jennifer Rehage, ecologista costiera e principale autrice dello studio – I prodotti farmaceutici sono una minaccia invisibile, a differenza delle fioriture algali o delle acque torbide. Eppure questi risultati ci dicono che rappresentano un grosso rischio per la nostra pesca ed evidenziano la necessità urgente di affrontare i nostri problemi di lunga data relativi alle infrastrutture delle acque reflue.

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Fonti: Florida International University /Guardian

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