Cos’è il beatbox, l’arte di riprodurre le percussioni con la bocca

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Beatbox: il significato e la storia dell’arte di riprodurre le percussioni con la bocca attraverso la tecnica del beatboxing.

Se ami la musica hip hop, ma più in generale la musica, avrai sentito parlare di beatbox o beatboxing. Di cosa si tratta? Di una tenica speciale che permette di riprodurre i suoni di una batteria e di altre percussioni attraverso la bocca e la voce. Scopriamo insieme la storia di quest’arte che ha rivoluzionato, a suo modo, l’evoluzione del rap.

Cos’è il beatbox?

Letteralmente il significato di beatbox è ‘scatola delle battute’. Nella pratica si tratta infatti di una drum machine elettronica usata per comporre le ritmiche di un brano. Solo in un secondo momento il nome si è allargato anche allo human beatbox, la tecnica che permette agli uomini di riprodurre le percussioni.

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Precursore di questa tecnica sembrerebbe essere stato Aleck Rice Miller, più conosciuto come Sonny Boy Williamson II, uno dei più importanti armonicisti della storia del blues. Della sua tecnica rimane traccia in alcuni live della canzone Bye bye bird:

Inizialmente venne utilizzato per accompagnare la musica a cappella in America, da artisti come Bobby McFerrin, in grado di intuirne le capacità espressive. La città che ha dato origine al beatbox, per come lo conosciamo ora, è però New York. Qui, tra gli anni Settanta e Ottanta, Doug E. Fresh, il padre del beatbox, incanto il mondo con Slick Rick e con tracce come The Show e La Di Da Di:

A Fresh si affiancarono rapidamente Wize degli Steatsonic, Biz Markye, Kenny Muhammad e i Fat Boys. Da questo exploit iniziale, il fenomeno si ampliò a livello internazionale. Negli anni Novanta la tencica venne riportata in auge dai The Roots, e in particolare dal membro del gruppo Rahzel, in grado di conquistare artisti del calibro di Bjork e Mike Patton.

Grazie a Rahzel il beatbox arriva nel nuovo millennio e diventa un’arte vera e propria, legandosi concretamente a un’altra arte tipica del mondo dell’hip hop, il freestyle. Oggi il beatboxing è il quinto elemento della cultura hip hop, insieme a writing, mc’ing, djing e breaking.

Il beatbox in Italia

L’arte del beatbox è arrivata ben presto anche in Italia. Tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila erano pochi gli artisti che si erano cimentati in questa tecnica. Tra i maestri storici si ricordano DJ Gruff, Kaos One e Ice One. Ma già alcuni anni prima aveva fatto parlare in tal senso Gegè Telesforo, la cui carriera lo aveva portato ad arrivare fino in Rai, collaborando anche con Renzo Arbore e la sua orchestra. Nel nuovo millennio tra i beatboxer italiani più apprezzati si ricordano Alien Dee, Romo, Joker, Dhap e altri ancora. Un successo inarrestabile che ha portato alla nascita di un campionato nazionale e anche di un organo ufficiale.

Di seguito un video di Alien Dee:

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