Così l’argilla usata nella lettiera del tuo gatto può combattere la crisi climatica, secondo il MIT

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Le emissioni di metano rappresentano una delle più gravi minacce per l’ambiente: sono, infatti responsabili del riscaldamento globale, con un impatto di gran lunga peggiore rispetto a quello dell’anidride carbonica. Ogni anno in atmosfera rilasciamo circa 380 milioni di tonnellate di metano, provenienti principalmente dall’industria dei combustibili fossili, dal settore agricolo e dalle discariche dei rifiuti. Per arginare questo enorme problema i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno escogitato una strategia promettente e a basso costo. Quale? Utilizzare un materiale argilloso che si trova comunemente nelle lettiere destinate ai nostri amici gatti: stiamo parlando della zeolite.

Questo minerale di origine vulcanica, che presenta struttura cristallina e microporosa, riesce ad assorbire il metano presente nell’aria se combinato al rame, anche a concentrazioni estremamente basse. A confermarlo un test di laboratorio in cui particelle di materiale zeolitico rinforzato con rame sono state inserite in un tubo di reazione.

Grazie a questo metodo il metano viene convertito in anidride carbonica, che potrebbe sembrare una cosa negativa, ma in realtà – come sottolineato dalla professoressa Desiree Plata del Massachusetts Institute of Technology – non lo è, visto che ha un potenziale climalterante tra le 20 e le 30 volte superiore a quello della CO2.

Un metodo efficace ed economico

Il processo messo a punto presenta diversi vantaggi rispetto ad altre tecniche di assorbimento del metano dall’atmosfera. Innanzitutto è molto economico, dato che altri catalizzatori come il platino o il palladio sono molto più costosi della zeolite. La maggior parte dei metodi attualmente adottati richiede inoltre temperature molto elevate, pari ad almeno 600 gradi Celsius, mentre la tecnica ideata dal team del Massachusetts Institute of Technology si rivela già molto efficace a 300° C.

zeolite studio

©MIT

I 600 gradi necessari per far funzionare questi reattori rendono piuttosto pericolosi questi metodi – sottolinea la dottoranda Rebecca Brenneis, che ha preso parte allo studio apparso sulla rivista ACS Environment Au. – Stanno risolvendo il problema semplicemente creando una situazione in cui si rischia un’esplosione”.

Adesso i ricercatori del Massachusetts hanno intenzione di approfondire le applicazioni di questo metodo che utilizza il rame e la zeolite.

“Nei prossimi 18 mesi miriamo a dimostrare che la tecnica può funzionare sul campo” annunciano.

L’esperimento è stato accolto con grande soddisfazione anche da Rob Jackson, docente di Scienze dei sistemi terrestri della Stanford University, che ha commentato:

Abbiamo bisogno di nuove tecnologie per ossidare il metano a concentrazioni inferiori a quelle utilizzate nei razzi e negli ossidanti termici. Oggi non esiste una tecnologia conveniente per ossidare il metano a concentrazioni inferiori a circa 2.000 parti per milione.

Il nuovo studio rappresenta indubbiamente una notizia positiva per il Pianeta (se il metodo dovesse riuscire ad essere applicato sul campo), ma la vera vittoria sarebbe riuscire ad abbattere in maniera  significativa le emissioni di metano.

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Fonti: MIT/ACS Enviromental

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