Dentix Italia fallisce: prestiti-beffa per i clienti e ora nessuno risponde
- Luca Donigaglia
- 09/06/2020
- Emilia Romagna, Politica, Sanità
- l.donigaglia@agenziadire.com
Pazienti indotti ad accendere un finanziamento per affrontare le cure odontoiatriche. E ora le varie sedi della catena Dentix italia sono diventate fantasma, dopo che la catena ha chiesto il fallimento in Tribunale Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
MODENA – Grazie anche ad una ‘grancassa’ di marketing a cura di Pr delle disco ed ex tronisti, i pazienti vengono indotti ad accendere un finanziamento per affrontare le cure odontoiatriche. Così, la controparte incassa subito tutta la parcella e il consumatore si fa carico degli interessi da riconoscere alla finanziaria, complice. Dopodiché, le cure proseguono, ma a quanto pare lente e a singhiozzo. E resta il sospetto che i pazienti siano indotti a sottoporsi a interventi sanitari non necessari e non appropriati. Del resto, ci sono addirittura casi di finanziamenti avviati senza accordo. È il meccanismo alla base della catena odontoiatrica Dentix, nel cui fallimento sono coinvolti ora centinaia di pazienti in tutta Italia. Mentre le varie sedi della catena qua e là diventano fantasma, i pazienti stanno cercando aiuto. Si tratta in realtà di un copione già scritto, come mostra l’esperienza analoga del gruppo Ideasorriso nel 2019, ma che appunto si ripete. Dentix Italia, che fa capo a Dentix Spagna, ha fatto richiesta in Tribunale di istanza prefallimentare dopo essere stata presente in Italia con 57 ambulatori, in 12 regioni. Da giorni, adesso, gli operatori non rispondono più ai pazienti e le cliniche risultano ‘fantasma’.
Le associazioni dei consumatori si stanno rivolgendo così al ministro Speranza, invocando un incontro per discutere e pianificare “una necessaria e urgente riforma del settore”, che preveda investimenti diretti da parte del settore pubblico, Stato e Regioni, e una regolazione del settore privato che metta al centro la forma societaria della Società tra professionisti (Stp) con uno stop alle ‘società di capitali’. Intanto, gli sportelli continuano a ricevere chiamate di cittadini rimasti a piedi, come mostrano decine di casi a Reggio Emilia e dintorni.
Ma anche all’ambulatorio Dentix di Rimini ci sono problemi, così come nelle varie altre province dove il gruppo ora fallito, anche in Emilia-Romagna, era presente. “Non si tratta di comunicazioni solo locali, della nostra piazza Prampolini, ma di un problema diffuso nel 100% delle sedi nazionali”, segnala da Reggio Emilia Federconsumatori, associazione in prima fila anche in questa nuova crisi, scoppiata nonostante i tanti appelli pubblici tesi ad evitare altre vicende come quella targata Ideasorriso. Davanti all’ambulatorio reggiano, nella centrale piazza, è spuntato un cartello sul quale viene indicato un nuovo numero di telefono da contattare. Tuttavia il numero, insieme a quelli presenti sul sito, risulta sempre irraggiungibile.
“Non è possibile prendere contatto con nessuno“, confermano associazioni e pazienti. Pure nel modenese non mancano sedi Dentix nei palazzi (guarda caso prestigiosi) del centro storico, come conferma l’esperienza di Carpi. Qui Dentix ha aperto nel dicembre 2017. “Da subito abbiamo ricevuto segnalazioni sulle pratiche di marketing aggressivo che venivano praticate da persone non qualificate, da un pr di discoteche a un ex tronista, proponendo con vari artifici dei trattamenti non necessari, anche per persone mai visitate”, evidenzia Federconsumatori. In diversi casi anche in questo territorio gli uffici dell’associazione sono entrati in campo, segnalando all’Antitrust la richiesta illegittima di una finanziaria per un finanziamento mai chiesto da una cliente. In un ulteriore caso, addirittura, il finanziamento è stato avviato senza un accordo con Dentix per le prestazioni.
Nel frattempo sono ancora aperte altre pratiche, tra le quali quella di un carpigiano che ha versato un anno fa una caparra, a Carpi, per alcune prestazioni da effettuarsi in una clinica spagnola, dove il diretto interessato risiede per parte dell’anno. Ma la caparra pare non sia mai stata trasmessa alla sede spagnola, e “dallo scorso settembre” si stanno cercando, invano, risposte.
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