Dimissioni per i dirigenti del colosso minerario che ha fatto esplodere le grotte aborigene di 46.000 anni fa

Condividi
Tempo di Lettura: 2 minuti

Le scuse non bastano: i dirigenti del colosso minerario anglo-australiano Rio Tinto, che ha fatto esplodere le grotte aborigene di 46.000 anni fa, hanno rassegnato le dimissioni, a partire dal Ceo. Nulla, comunque, potrà mai riparare al disastro compiuto, che resta una tragedia per la cultura, la storia e l’ambiente dell’Australia e del mondo intero.

Jean Sebastien Jacques, Ceo della società, Chris Salisbury, capo della Divisione Iron Ore e Simone Niven, responsabile delle relazioni corporate, hanno formalizzato le dimissioni dai rispettivi incarichi, a quanto pare in accordo con il resto del top management, proprio a seguito del “madornale errore” compiuto lo scorso 24 maggio e denunciato dagli aborigeni del luogo.

Quel terribile giorno un sito aborigeno risalente a 46.000 anni fa e considerato sacro, la grotta nella Juukan Gorge, fu fatto esplodere per puro interesse economico dalla terza società mineraria più grande al mondo Rio Tinto che -attenzione – ha fatto tutto nel pieno rispetto delle normative del Paese. Un crimine legalizzato.

Una società mineraria ha fatto esplodere la grotta sacra aborigena di 46mila anni per estrarre il ferro

Le disposizioni, redatte nel 1972, di fatto non tutelano i siti, ma favoriscono le lobby minerarie, in quanto non consentono di rinegoziare il consenso sulla base di nuove informazioni. Per cui, tra l’altro, non è nemmeno questo l’unico scempio compiuto, anche se probabilmente il più grave e clamoroso.

La grotta a Hammersley Ranges, a circa 60 km dal monte Tom Price, è infatti una delle più antiche della regione occidentale di Pilbara e l’unico sito interno in Australia a mostrare segni di una continua occupazione umana durante l’ultima era glaciale. Ed era stata già violata a caccia di ferro.

Siamo spiacenti per l’angoscia che abbiamo causato – si era poi affrettato a dichiarare proprio Chris Salisbury. Ringraziamo il popolo Puutu Kunti Kurrama e Pinikura (PKKP) – Continueremo a lavorare con il PKKP per imparare da ciò che è accaduto e rafforzare la nostra partnership. Con urgenza, stiamo rivedendo i piani di tutti gli altri siti nell’area della gola di Juukan”.

Ma due parole non bastano a rimarginare questa enorme ferita (e nulla può in effetti). Così la società ha deciso di rimuovere dai prestigiosi incarichi i dirigenti simbolo del disastro.

Il colosso minerario chiede ufficialmente scusa per aver fatto esplodere le grotte aborigene di 46000 anni fa

Quello che è successo a Juukan è sbagliato – dichiara il Presidente Simon Thompson – e siamo determinati a garantire che la distruzione di un sito del patrimonio di tale eccezionale importanza archeologica e culturale non si verifichi mai più durante un’operazione di Rio Tinto. Siamo anche determinati a riconquistare la fiducia del popolo Puutu Kunti Kurrama e Pinikura e di altri proprietari tradizionali”.

Un evidente ed enorme danno di immagine per l’azienda ha probabilmente spinto il top management a fare un reset.

Rio Tinto è un’azienda solida dal punto di vista finanziario e operativo con risorse di primo ordine, una strategia chiara e persone eccezionali – continua Thompson – Siamo determinati a trarre insegnamento da Juukan e a ristabilire la nostra reputazione di leader nelle comunità e nella gestione del patrimonio”.

Una domanda sorge spontanea a questo punto: ma i leader della gestione del patrimonio non dovrebbero forse essere gli aborigeni stessi?

Nel frattempo sembra che il governo australiano si sia impegnato a rivedere l’assetto normativo che ha consentito questo scempio.

Fonti di riferimento: Rio Tinto

Leggi anche:

Da Greenme

Loading