Dissesto idrogeologico, Gargano (Anbi): “Uscire da logica emergenza”

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Tempo di Lettura: 2 minuti Roberto Antonini 02/03/2020 Ambiente r.antonini@agenziadire.com “Trattenendo piu' acqua elimineremmo i rischi e aiuteremmo l'agricoltura” Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print ROMA ..

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"Trattenendo piu' acqua elimineremmo i rischi e aiuteremmo l'agricoltura" Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print

ROMA – Nella gestione dell’idraulicità del fragile territorio italiano, nel fronteggiare il dissesto idrogeologico e nel garantire alla colture ad alto valore aggiunto l’irrigazione, è ora di uscire dalla logica dell’emergenza e passare alla programmazione degli interventi, “nell’interesse complessivo del Paese”. Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, lo dice nell’ambito di un incontro con Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente, nella sede dell’agenzia Dire a Roma. Per quel che riguarda “la dichiarazione dello stato di calamità, la Protezione civile ci dice che costa 7 miliardi l’anno in termini di danni e ne rimborsiamo meno del 10%, è evidente- sottolinea Gargano- che non è questa la cultura che risolve le questioni”.

Infatti, “noi degli 8 miliardi di metri cubi di acqua che non tratteniamo rispetto ai 300 che cadono, ai 53 che potremmo utilizzare, ai 45 che in effetti utilizziamo, se riuscissimo ad aumentare l’acqua trattenuta, elimineremmo la dichiarazione dello stato di calamità per sempre- segnala il dg Anbi- non esporremmo l’impresa agricola all’incapacità di programmare e le istituzioni alla necessità di dichiarare inutili stati di calamità”.

Ciò detto, prosegue Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, “non voglio che l’Anbi sia percepita come soggetto esclusivamente agricolo, siamo ‘anche’ soggetti agricoli, ma un ettaro di terra dove si coltiva grano produce al massimo 8 giornate lavorative l’anno, un ettaro irriguo e orticolo ne produce 250, con colture ad alto valore aggiunto come la vite e l’ulivo, o tutta la frutta”. Quindi, “la sfida è tenere più acqua sul territorio, far stare più sicuri i cittadini, irrigare di più i campi che oggi non possiamo coltivare come vorremmo, nell’interesse complessivo del Paese”, conclude Gargano.

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