Djokovic in attesa dell’udienza, strada in salita

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ROMA (ITALPRESS) – Strada sempre più in salita per Novak Djokovic. Il serbo, diventato paladino dei “no vax”, spera di poter giocare gli Australian Open, al via lunedì 17, per centrare il decimo trionfo della carriera a Melbourne. Il numero uno al mondo è anche alla ricerca di un record in solitaria. Al momento è a pari merito con Federer e Nadal, a quota 20 successi, nella speciale classifica riservata ai tennisti più vincenti di sempre nelle prove del Grande Slam. Il Governo australiano, però, ha alzato le barricate e le notizie che arrivano dall’Oceania lasciano poche speranze a Djokovic e a suoi fan, sparsi nel mondo.
A mezzanotte, ora italiana, scatta l’udienza per il ricorso presentato dal serbo contro la revoca del visto che gli era stato inizialmente promesso da “Tennis Australia” e poi concesso dallo Stato di Victoria per entrare nel Paese con una speciale esenzione dal vaccino anti Covid-19. Il Governo australiano, però, dopo aver revocato il visto, ha battuto un altro colpo anche se si è visto respingare la richiesta di rinvio dell’udienza. Nei documenti depositati in Tribunale, sono presenti parole dure e chiare verso Nole: “L’esenzione non dà la garanzia di entrare in Australia. E non ci sono prove di un grave problema di salute”.
Lo stesso Governo, inoltre, non avrebbe mai rassicurato Djokovic circa il fatto che “l’esenzione medica, che ha dichiarato di aver ottenuto per entrare in Australia senza una completa vaccinazione contro il Covid-19, sarebbe stata accettata”. Questa la tesi centrale che emerge dai documenti depositati alla Federal and Family Court dove, con diretta streaming, inizierà a mezzanotte la discussione sulla revoca del visto del serbo. La difesa del numero 1 del mondo avrà fino a due ore per presentare le sue tesi. Poi, dalle 15 ora locale, le cinque del mattino in Italia, il Governo avrà lo stesso tempo per sostenere le proprie.
Nelle 15 pagine depositate in tribunale, il Governo contesta il principio stesso su cui si basa la difesa di Djokovic. Ovvero che avesse il diritto di entrare in Australia sulla base dell’esenzione garantita dai medici scelti dallo Stato di Victoria e dell’email arrivata dopo aver compilato l’Australian Travel Declaration in cui il Department of Home Affairs confermava che il serbo avesse i requisiti legali per entrare in Australia senza quarantena. “Non esiste una garanzia di ingresso in Australia per un cittadino straniero. Esistono dei criteri, delle condizioni per entrare nel Paese e delle ragioni per rifiutare o cancellare un visto”, si legge nel documento presentato dal Governo australiano in Tribunale. L’ultima parola spetterà poi alla Federal and Family Court e al giudice Anthony Kelly, sul quale sono puntati gli occhi di mezzo mondo. La Serbia, gli appassionati di tennis, i “no vax” e i tanti fan di “Nole” attendono l’esito del ricorso del serbo. Il verdetto farà storia. Rappresenterà di certo un “precedente giuridico” importante sia se sarà “favorevole” al numero uno del tennis mondiale che in caso contrario, ovvero se Djokovic verrà obbligato al rimpatrio e a rinunciare agli Australian Open. Questo è il quadro a livello giurisprudenziale. A livello “etico-morale” spetterà ai posteri l’ardua sentenza. Di sicuro, leggendo e ascoltando le tante reazioni e dichiarazioni sul caso piovute sul web e sui media, tanto il tennis professionistico internazionale quanto il numero uno del mondo non stanno facendo una bella figura.
(ITALPRESS).

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