Domicilio e residenza: definizione e differenze
Si tende molto spesso a fare confusione tra domicilio e residenza. Pur trattandosi di due concetti piuttosto simili, in realtà esistono delle differenze tra di essi. Avere una corretta conoscenza del reale significato di residenza e di domicilio è importante per diverse ragioni. In primo luogo, evita di far compiere errori nella compilazione di documenti. Si pensi ad esempio alla classica autocertificazione. È inoltre importante per ricevere correttamente la propria corrispondenza e le bollette intestate. Per chi non ne fosse ancora a conoscenza nei prossimi paragrafi scopriremo allora la differenza tra domicilio e residenza.
Differenza tra domicilio e residenza
Che cosa si intende per domicilio
ll significato di domicilio è esplicitato all’interno dell’articolo 43, comma 1, del Codice Civile, in cui si sostiene che “il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”. Per quanto riguarda gli interessi, questi si intendono non solo di natura economica e lavorativa, ma anche personale, sociale e politica. In alcune circostanze possono essere eletti dei “domicili speciali”, nei casi in cui si tratti di episodi singoli e isolati che poi si concludono.
Il domicilio è temporaneo e non definitivo. Per questo motivo non si può votare nel Comune di domicilio e nemmeno scegliere il medico di base, se non in maniera provvisoria.
Che cosa si intende per residenza
In base a quanto stabilito tra le righe dell’articolo 43 del Codice Civile, la residenza di una persona coincide con il luogo in cui ha la dimora abituale.
La legge 1228 del 1954 (Ordinamento delle anagrafi della popolazione residente) prevede l’obbligo di stabilire la residenza nel Comune in cui si vive abitualmente, chiedendo l’iscrizione nel registro dell’anagrafe. Nel caso in cui si proceda con un trasferimento stabile in un altro Comune è necessario comunicare il cambio anche al Comune di precedente residenza. In presenza di cambio di residenza, entro quarantacinque giorni dalla richiesta, il nuovo Comune effettua un accertamento presso l’indirizzo comunicato inviando gli agenti della Polizia Municipale.
Il Comune in cui un cittadino stabilisce la propria residenza diventa il luogo di riferimento della maggior parte dei suoi diritti e doveri, tra cui ad esempio:
- l’iscrizione alle liste elettorali per votare;
- la scelta del medico di famiglia;
- l’accesso ai servizi demografici;
- la competenza di tribunali e uffici giudiziari.
Come fare il cambio di domicilio
Per il cambio di domicilio non ci sono formalità particolari da espletare. Per il cambio di residenza, di contro, si deve per forza di cose fare riferimento al nuovo Comune in cui si andrà a risiedere. In alcuni casi, come ad esempio per questioni lavorative o sanitarie, può tuttavia sorgere la necessità di dover certificare il proprio nuovo domicilio.
In questi casi, il cittadino può procedere con una semplice autocertificazione di domicilio, documento facilmente scaricabile da Internet, che può essere editato a partire dalle specifiche esigenze.
A seconda dei casi, esistono varie tipologie di domicilio che possono essere dichiarate con l’autocertificazione:
- domicilio generale;
- domicilio legale;
- domicilio speciale;
- domicilio digitale;
- domicilio temporaneo.
Tra queste tipologie di domicilio è il domicilio generale il caso certamente più diffuso. Il domicilio legale è invece connesso a un minorenne o a una persona interdetta. Nel caso specifico, il domicilio corrisponde a quello del genitore o del tutore legale.
Particolare è inoltre il caso del domicilio digitale che all’atto pratico corrisponde all’indirizzo e-mail PEC, meglio noto come posta certificata.
Il domicilio temporaneo si verifica infine quando una persona sa che la variazione del proprio domicilio è destinata ad avvenire per un periodo limitato di tempo. Il cambio può essere collegato a motivi di studio o a esigenze di carattere lavorativo. Il caso tipico è la trasferta svolta per ragioni professionali.