Dopo l’isolamento, ora il Covid scatena la paura del futuro

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L'analisi di Angelo Fioritti, direttore del dipartimento di Salute mentale dell'Ausl di Bologna, durante un dialogo con l'ex premier Romano Prodi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

BOLOGNA – Prima era la paura della malattia e dell’isolamento. Ora è il timore di non farcela. Così sono cambiate le preoccupazioni dei bolognesi nel corso dell’emergenza da coronavirus, nel passaggio dalla fase 1 alla fase 2. L’epidemia di covid-19, conferma Angelo Fioritti, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Ausl di Bologna, ha avuto “un impatto sulla salute mentale della popolazione“.

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All’inizio dell’emergenza, spiega Fioritti, nel corso di un dialogo in collegamento con l’ex premier Romano Prodi organizzato dall’istituzione Minguzzi della Città metropolitana di Bologna, “abbiamo istituito una linea telefonica con la popolazione” per il supporto psicologico. “Abbiamo ricevuto 450 chiamate in pochi giorni– spiega il direttore- e abbiamo avuto un sentore su cosa si muove nella salute mentale della nostra popolazione in generale, non di quella già in carico ai servizi”.

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In un primo momento, riferisce Fioritti, dalle chiamate “abbiamo ricevuto richieste di aiuto soprattutto per un senso di solitudine, di isolamento e per la paura di ammalarsi”. Nell’ultimo periodo, invece, le telefonate si concentrano di più su “problemi di carattere abitativo, lavorativo, economico e alla paura di non riuscire a farcela in questa situazione”.

L’allarme viene confermato anche da Prodi. “Vedo un cambiamento molto forte nella stratificazione sociale- segnala l’ex premier- abbiamo categorie che perdono fortemente e abbiamo categorie che vengono meno danneggiate. Questo non depone a favore del problema della salute mentale”. In particolare, Prodi sottolinea la “grande precarietà dei giovani, che da un lato si sentono non in pericolo nell’aspetto sanitario, ma molti vengono presi in pieno dalla crisi”. Fino a poco tempo fa, spiega l’ex premier, “anche per i giovani che avevano un lavoro saltuario o flessibile, in qualche modo la società garantiva loro il futuro. Questo ora viene scardinato. In questo vedo non solo un problema economico sociale di chi non sa come vivere, ma anche un problema di chi vede scardinato il proprio futuro“, afferma Prodi.

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