Dramma M5S: fare politica o continuare a chiacchierare?

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di maio conte di battista

L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi

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ROMA – Dopo la batosta alle elezioni regionali, stasera i parlamentari del M5S si vedranno faccia a faccia per discutere di quello che bisogna fare. Non ci sarà il senatore Vito Crimi, capo politico reggente, che nelle ultime ore ha fatto il pieno di critiche e rimbrotti, e non ci pensa di prendersi pure le male parole dei colleghi parlamentari. Il dibattito e il confronto si è subito acceso. Soprattutto dopo l’entrata a gamba tesa di Alessandro Di Battista, che non pensa di ‘trattare’ ma di mandare tutto all’aria… per ricominciare. Da che cosa? Non pervenuto.

In attesa del chiarimento, che il M5S decida su quale strada vorrà incamminarsi, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prende tempo. Vero che il Governo dopo le elezioni è uscito rafforzato, ma dietro l’angolo c’è sempre qualcuno pronto a fare lo sgambetto. Da parte sua il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha già messo nero su bianco quello che i Dem vogliono, presto non tra qualche mese. «Ora tocca a Conte – dice una fonte del Pd- e non pensi di tirarla per le lunghe, deve decidere, fare… vero che i ‘grillini’ sono allo sbando ma i problemi del Paese vengono prima».

Sentendo qualche voce dentro il M5S, l’intervista rilasciata oggi da Conte è stata salutata come voce «di un democristiano doc. Avrai notato – spiega la fonte – che ormai stiamo spaccando il capello in quattro… Conte si è messo a sottolineare la differenza tra il sovranismo di Salvini e Meloni uscito sconfitto, differente dal populismo che invece significa essere popolari, magari come lui, e quindi è una buona cosa”. Ma il problema non è solo di linguaggio in casa M5S. Per il Movimento è giunto il momento di fare politica, non solo discussioni. Lo ha capito Luigi Di Maio, destinato a riprendersi la carica di Capo politico, che ha già messo sul piatto la nuova linea: trattare da subito con il Pd sulle alleanze da costruire nei territori in vista delle prossime comunali. Ben sapendo che il grosso dell’elettorato grillino di centrodestra già se n’è andato altrove, mentre quello con l’anima ancora di centrosinistra alle regionali ha mandato un segnale forte e chiaro non seguendo l’indicazione confusionaria dei ‘vertici’ votando e facendo vincere il candidato del centrosinistra. Qui sta la vera sfida: diventare un nuovo punto di riferimento alla sinistra di un Pd più riformista, per aggregare tutti quei ‘pezzi’ che ora non pesano niente ma che alle prossime politiche possono fare la differenza. Ma bisogna far politica adesso, con lo sguardo al futuro, non ripensando a quanto si era belli e forti solo qualche anno fa. Perché quando arriverà il momento, come diceva il mio Stanislaw Jerzy Lec, «È facile dire: Eccomi!bisogna anche esserci».

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