Durante il lockdown 1 milione di britannici ha smesso di fumare. In Italia c’è chi ha smesso e chi ha aumentato
Un sondaggio condotto nel Regno Unito ha rivelato che un milione di persone ha smesso di fumare durante la pandemia di coronavirus. In Italia, la situazione registrata durante il lockdown è un po’ diversa e c’è anche chi, invece di smettere, ha aumentato il numero di sigarette giornaliere.
Un nuovo sondaggio, condotto da Action on Smoking and Health (ASH) in collaborazione con YouGov, ha reso noto che oltre un milione di persone hanno smesso di fumare in UK nel periodo compreso tra aprile e giugno.
Il 41% degli ex fumatori ha dichiarato che questo era il risultato della presenza del coronavirus. Ciò, probabilmente, perché si ritiene che i fumatori siano maggiormente a rischio di avere sintomi gravi dopo essere stati infettati dal nuovo virus.
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Il sondaggio ha inoltre scoperto che sono stati soprattutto i giovani ad abbandonare il vizio del fumo e questa è sicuramente un’ottima notizia. Circa 400.000 persone di età compresa tra 16 e 29 anni hanno smesso di fumare durante il lockdown mentre 240.000 erano le persone con più di 50 anni.
E in Italia invece? Come hanno reagito i fumatori al coronavirus?
A rispondere a questa domanda ci ha pensato l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha condotto un’indagine in collaborazione con l’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri, l’Università Vita-Salute S. Raffaele, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete Oncologica (ISPRO) e la Doxa.
L’indagine, relativa al mese di aprile 2020 (dunque in piena fase lockdown) ma presentata solo a fine maggio in occasione della Giornata mondiale contro il tabacco, ha fatto sapere che nel nostro paese ci sono stati sostanzialmente due comportamenti opposti. Da una parte chi ha smesso di fumare e dall’altra chi ha addirittura aumentato il numero di sigarette fumate nell’arco della giornata.
Dai dati raccolti dai questionari anonimi è emerso che, durante il lockdown, la percentuale dei fumatori in Italia è scesa dal 23,3% al 21,9%, il che corrisponde a circa 630 mila persone che hanno smesso di fumare (334 mila uomini e 295 mila donne circa).
Rispetto alle fasce d’età hanno smesso di fumare circa 206 mila giovani tra 18-34 anni, 270 mila tra 35 e 54 anni e circa 150 mila tra 55 e 74 anni. Inoltre un altro 3,5% della popolazione pur non cessando completamente il consumo dei prodotti del tabacco ha di fatto diminuito la quantità.
C’è però, come annunciato, anche chi ha aumentato il numero di sigarette giornaliero o addirittura ha preso il vizio proprio durante il lockdown. Si tratta del 9% della popolazione, la cui stima è di circa 3,9 milioni di persone: l’8,55 ha aumentato il numero di sigarette fumate al giorno (in media da 10,9 a 12,7) e 218 mila sono diventati nuovi fumatori.
L’aumento è soprattutto un problema al femminile dato che, come ha fatto sapere l’ISS, l’incremento ha riguardato soprattutto le donne la cui percentuale è del 15,2% contro il 3,6% degli uomini.
Guardando al lato positivo, comunque, anche dai dati italiani emerge che durante il lockdown è diminuito il numero di fumatori di sigaretta tradizionale anche se, precisa l’ISS, sono aumentati i consumatori di tabacco riscaldato e di sigarette elettroniche.
Ci sono stati infatti 436mila utilizzatori di e-cig in più durante il lockdown e, per quanto riguarda i prodotti a tabacco riscaldato, la metà degli utilizzatori che hanno peggiorato la propria condizione durante la quarantena ha iniziato a utilizzare il prodotto per la prima volta, mentre 1 consumatore occasionale su 5 è diventato abituale, soprattutto giovani.
Si fa riferimento però solo ai dati fino ad aprile 2020, speriamo che diverse altre persone abbiano smesso di fumare nei mesi successivi, considerando anche il coronavirus è ancora in circolazione.
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