E se Conte non regge il crollo economico? Colao non è “meravigliao”, la soluzione la sfornerà la Bce

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L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Mentre si allenta la tensione sul rischio contagio e cresce la voglia di riuscire e ripartire a tutto spiano, si accende anche il dibattito politico, con al centro una domanda: e se il governo Conte non riuscisse a gestire il contraccolpo sulla nostra economia, che sarà forte e violento e con il concreto rischio di forti proteste nel Paese, che cosa si fa? Tante le ipotesi in circolazione, e spuntano già i nomi.

Il dibattito necessariamente corre sotto traccia, perché a livello ufficiale tutti sono impegnati a risolvere i gravi problemi che vivono i cittadini chiusi in casa. «Ma i politici hanno i piedi per terra – spiega un Dem – ed è vero che tra noi si discute dei diversi scenari».

Nel M5S qualcuno teme che uno dei possibili incursori sia Vittorio Colao, messo a capo della task force che dovrà dire chi aprirà e quando usciremo. Poche le sue possibilità, dicono altre fonti, «perché Colao è uomo d’azienda, abituato a comandare. Difficile per lui guidare un esecutivo dove si discute e si decide confrontandosi tra le diverse parti. E poi Colao già alla seconda videoconferenza, con il suo ordine di far firmare a tutti il documento che impone lo stare zitti ha suscitato forti reazioni».

Nel campo di Forza Italia si invita a guardare al ‘naso’ di Berlusconi: «Al presidente, del Mes non frega niente – dice un dirigente- lui ha capito che si muoveva qualcosa e si è riposizionato al centro del dibattito politico. Salvini è nervoso perché ha compreso che rischia ancora una volta di rimanere fuori, a guardare gli altri».

E allora, dove si va a parare? Nessuno, tra gli interpellati, crede che Mario Draghi, ex presidente della Bce, si metta in mezzo al possibile caos in arrivo. «Ma tu ce lo vedi Draghi che si mette a discutere con i ‘grillini’ se fare questo o quello? Assai probabile che arrivi sul Colle, questo sì».

Ma è sempre dentro al ‘forno’ Bce che altri invitano a guardare. Fabio Panetta, ex direttore generale di Bankitalia ora nell’esecutivo della Banca europea «è il Mario Draghi a 60 anni, il suo alter ego. Nel giro che conta lo conoscono tutti, ha una preparazione incredibile ed è molto bravo. Sarebbe Panetta con a fianco il peso di Draghi». Potrebbe essere lui, secondo alcuni, il nome forte e di garanzia contro il rischio di bancarotta che corre l’Italia con il super debito che si ritroverà. Ma avrebbe il consenso del M5S? «Il Movimento in quel caso – risponde una fonte – è assai probabile che si spacchi veramente in due». E qui rispunta il ‘naso’ di Berlusconi: «Noi in quel caso non potremmo dire di no», risponde un nome di peso di Forza Italia.

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