Europa, luna di Giove, è il miglior candidato per trovare vita aliena. Lo confermano gli scienziati di Standford
Europa, luna di Giove, è un ottimo candidato per la vita nel nostro sistema solare: lo sostiene un gruppo di ricerca della Standford University (Usa) che riferisce la possibilità concreta che il guscio di ghiaccio del satellite possa contenere abbondanti sacche d’acqua.
La conclusione è arrivata a valle di uno studio condotto sulla Groenlandia, che ha rilevato la formazione di una caratteristica della “doppia cresta” molto simile a quella di Europa. Questa osservazione ha convinto gli scienziati che sul satellite gioviano potrebbero essere presto scoperti ambienti potenzialmente abitabili.
Era noto da tempo che su Europa è presente un profondo oceano di acqua salata che ha affascinato gli scienziati per decenni. Ma è anche noto come questo sia racchiuso da un guscio ghiacciato che potrebbe essere spesso chilometri o addirittura decine di chilometri, cosa che rende il campionamento a dir poco difficoltoso.
Ma questi risultati, seppur indiretti, rivelano come proprio il guscio stesso potrebbe costituire un sito di abitabilità a sé stante.
Research suggests Europa, one of Jupiter’s many moons, is a prime candidate for extraterrestrial habitability in our solar system. pic.twitter.com/QZUptGDqkM
— Stanford University (@Stanford) April 19, 2022
Per arrivare a queste affascinanti conclusioni di prospettiva, i ricercatori hanno condotto uno studio sulla Terra, e in particolare nelle regioni polari usando strumenti geofisici aerotrasportati per capire come la crescita e il ritiro delle calotte glaciali potrebbero influire sull’innalzamento del livello del mare.
Gran parte di quell’area di studio era sulla terraferma, ove il flusso delle calotte glaciali è soggetto a un’idrologia complessa, con la formazione di laghi subglaciali dinamici, stagni di fusione superficiale e condotti di drenaggio stagionale, che contribuisce all’incertezza nelle previsioni del livello del mare.
Poiché però un sottosuolo terrestre è molto diverso dall’oceano sotterraneo di acqua liquida di Europa, i coautori dello studio sono rimasti sorpresi quando, durante una presentazione di altri scienziati sul satellite gioviano, hanno notato che le formazioni che striano la luna ghiacciata del gigante gassoso sembravano estremamente simili a una caratteristica trovata sulla superficie della calotta glaciale della Groenlandia, ed è per questo che hanno voluto approfondire la ricerca.
Stavamo lavorando a qualcosa di completamente diverso in relazione al cambiamento climatico e al suo impatto sulla superficie della Groenlandia – racconta Dustin M. Schroeder, coautore del lavoro – quando abbiamo visto queste minuscole doppie creste e siamo stati in grado di vedere le creste passare da ‘non formate’ a ‘formate’
Approfondendo ancora di più, i ricercatori di Standford hanno scoperto che la cresta a forma di “M” in Groenlandia, nota come doppia cresta, potrebbe essere una versione in miniatura della caratteristica più importante di Europa.
Le doppie creste su Europa appaiono come squarci sulla superficie ghiacciata, raggiungendo quasi 300 metri, separate da valli larghe circa 800 metri. Gli scienziati sono a conoscenza delle caratteristiche da quando la superficie lunare è stata fotografata dalla navicella spaziale Galileo negli anni ‘90, ma non sono stati mai in grado di concepire una spiegazione definitiva di come si siano formate.
La ricostruzione è avvenuta tramite i dati di elevazione della superficie e del radar di penetrazione del ghiaccio raccolti dal 2015 al 2017 dall’operazione IceBridge della Nasa, mostrando come la doppia cresta nella Groenlandia nord-occidentale si fosse prodotta quando il ghiaccio si è fratturato attorno a una sacca di acqua liquida pressurizzata che si stava ricongelando all’interno del calotta glaciale, provocando la formazione di due picchi nella forma distinta.
E su Europa
Piuttosto che comportarsi come un blocco di ghiaccio inerte, il guscio del satellite giovano sembra invece subire una varietà di processi geologici e idrologici: un guscio di ghiaccio dinamico, quindi, che supporta l’ipotesi di abitabilità poiché facilita lo scambio tra l’oceano sotterraneo e i nutrienti proveniente dai corpi celesti vicini accumulati in superficie.
Le persone studiano queste doppie creste da oltre 20 anni – spiega Gregor Steinbrügge, che ha guidato la ricerca – ma questa è la prima volta in cui è stato osservato qualcosa di simile sulla Terra ed è stata vista la natura elaborare la sua magia
I coautori hanno affermato che la loro spiegazione di come si formano le doppie creste è così complessa che non avrebbero potuto concepirla senza l’analogo sulla Terra.
Un’altra ipotesi in cima a molte: abbiamo però il vantaggio che la nostra ha osservato la formazione di una caratteristica simile sulla Terra – conclude Riley Culberg, primo autore – Questa apre nuove possibilità di effettuare una scoperta molto eccitante
Il lavoro è stato pubblicato su Nature Communications.
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Fonti: Standford University / Nature Communications / Standford University/Twitter / Standford University/Youtube
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