Eventuali contagi in aereo: cosa succede e cosa fare

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Ormai da settimane siamo tornati a viaggiare e, nonostante le tante misure precauzionali adottate, non è possibile scongiurare definitivamente il rischio di rimanere contagiati, soprattutto quando si parla di aereo. A bordo, gli spazi sono ristretti ed è più difficile rispettare il distanziamento. Cosa fare dunque se si scopre che sul nostro volo c’è un passeggero positivo?

Il Ministero della Salute ha delineato un protocollo per ridurre le possibilità che l’epidemia continui a diffondersi proprio a causa dei viaggi in aereo. Il contact tracing è la metodologia adottata dalle autorità per individuare precocemente tutti coloro che possono essere stati a contatto con un passeggero positivo al Covid-19, così da isolare in maniera rapida gli eventuali soggetti che possono essere stati contagiati e contenere la trasmissione del virus.

La procedura, che prevede la collaborazione sinergica dei vari Dipartimenti di Prevenzione delle Regioni coinvolte, viene attuata nel momento in cui un viaggiatore risulta essere positivo dopo un volo. Il primo passo consiste nell’identificazione dei contatti del contagiato, mediante colloquio con il paziente stesso, con i medici che lo hanno in cura ed, eventualmente, grazie ai tracciamenti effettuati dall’app Immuni.

Coloro che sono stati in contatto con il passeggero positivo dovranno essere immediatamente informati sulla malattia, sulle misure di prevenzione, sulla quarantena e sul comportamento da tenere nel caso in cui si manifestassero i sintomi. In quest’ultima evenienza, sarà necessario provvedere immediatamente all’esecuzione dei test diagnostici per verificare l’eventuale contagio.

È naturalmente importante capire cosa si intenda con “contatto” con un contagiato. Stando alle linee guida emanate dal Ministero della Salute, con questo termine ci si riferisce ad ogni persona esposta ad un soggetto positivo (confermato o anche solo probabile) nel lasso di tempo che va dalle 48 ore prima dell’insorgenza dei sintomi a 14 giorni dopo (o sino al momento della diagnosi).

Con particolare riferimento ai voli aerei, si ritiene un “contatto stretto” chi ha viaggiato entro due posti in qualsiasi direzione rispetto al passeggero positivo. Lo sono altresì i suoi compagni di viaggio e il personale di bordo addetto alla sezione nella quale il passeggero era seduto. Queste misure vengono adottate dunque per tutti coloro che hanno trascorso un periodo di vicinanza con un contagiato, nonostante secondo alcuni studi sia abbastanza difficile ammalarsi in aereo.

Se avete volato a bordo di un aereo sul quale era presente un caso positivo e venite contattati dal personale sanitario che si occupa del contact tracing, cosa dovete fare? La procedura prevede un periodo di isolamento di 14 giorni, durante il quale verrete sottoposti a sorveglianza attiva per verificare il rispetto della quarantena. Dovrete misurare la temperatura due volte al giorno, lavare frequentemente le mani e contattare il Dipartimento di Prevenzione della vostra Regione in caso di comparsa di qualche sintomo.

Rimane comunque prioritario il rispetto delle misure di sicurezza da adottare in aeroporto e a bordo, per ridurre al minimo le possibilità di contagio. Come abbiamo visto per i principali scali italiani, i termoscanner, il distanziamento sociale e l’obbligo di mascherina sono i primi provvedimenti per contenere l’epidemia e viaggiare in sicurezza. E in aereo è importante limitare gli spostamenti, indossando sempre la mascherina per i movimenti inevitabili.

da Si Viaggia

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