Fantozzi, il successo della maschera indimenticabile
Un luogo comune tendenzialmente molto diffuso è quello che vede la tradizione comica italiana come poco valida e tendenzialmente poco originale. Per quanto non si tratti di un’opinione del tutto priva di fondamento, soprattutto pensando ad alcuni dei prodotti più commerciali, è pur sempre uno stereotipo che, nella sua generalizzazione, non riconosce i giusti meriti ad alcuni personaggi molto più sfaccettati di quanto potrebbe apparire a una prima superficiale occhiata. È sicuramente questo il caso del ragionier Fantozzi, vera e propria maschera inventata da Paolo Villaggio, venuto a mancare ormai da più di quattro anni. Il successo del personaggio è innegabile, come dimostrano i 10 film, i 9 libri e gli innumerevoli sketch televisivi, oltre a parodie e riferimenti in altre opere.
Il personaggio è nato in televisione, portato alla ribalta in sketch interpretati dal suo ideatore. In questi, risalenti alla fine degli anni ’60, Fantozzi era citato prima come un conoscente dell’attore, per poi divenire direttamente protagonista venendo interpretato proprio da Paolo Villaggio. In quegli anni infatti quest’ultimo cominciava a diventare noto al grande pubblico proprio per i personaggi da lui ideati, come il prestigiatore Kranz e l’impiegato Fracchia. Preso atto del successo del personaggio di Fantozzi, rinnovato con la sua promozione a protagonista degli sketch, Villaggio decise di investire sul personaggio rendendolo protagonista di racconti che, successivamente, vennero raccolti in un primo libro, pubblicato nel 1971. A questo, enormemente apprezzato, seguirono altri libri ma, soprattutto, i film che vedono Fantozzi protagonista.
Nel 1975 infatti uscì nelle sale Fantozzi, seguito l’anno successivo da Il Secondo Tragico Fantozzi, entrambi per la regia di Luciano Salce. È grazie ai film, nel loro complesso ma in special modo i primi due, che Fantozzi è entrato nella cultura popolare italiana: le pellicole infatti hanno consegnato alla storia del cinema scene indimenticabili. Fra queste va senz’altro inserito il veglione di capodanno del primo film, organizzato da un collega del protagonista avvalendosi dei servizi di un direttore d’orchestra desideroso solo di dileguarsi prima di mezzanotte. Altrettanto memorabile, nel secondo film, il ragioniere reclutato come accompagnatore da un facoltoso dirigente della ditta al Casinò di Montecarlo, dove Fantozzi vince alla roulette solo per vedersi sottrarre la vincita dal suo superiore: si tratta di una scena che al giorno d’oggi, grazie al successo della roulette digitale su piattaforme sicure come PokerStars Casino, è abbastanza insolita, cosa che comunque il passaggio del tempo non ha minimamente reso meno attuale. Si può poi pensare alle elezioni di Fantozzi Subisce Ancora, del 1983, nei quali il protagonista soffre di allucinazioni dovute ai troppi dibattiti elettorali ai quali assiste per documentarsi in vista del voto. Probabilmente però la scena più famosa è nel secondo film: Fantozzi, chiamato a dare la sua opinione sul film russo al quale gli impiegati erano stati costretti ad assistere da un dirigente appassionato, confessa a gran voce di ritenerlo “una cagata pazzesca”. L’espressione è entrata nel lessico quotidiano come modo di dire, a testimonianza di quanto questa scena, ma più in generale il personaggio, abbia influenzato generazioni di spettatori.
Il successo del personaggio, secondo lo stesso Villaggio, era da ricondurre a una lucida critica del periodo nel quale le vicende erano ambientate: l’Italia del boom economico, con la sua crescita industriale e le sue profonde contraddizioni sociali. Villaggio ha inteso rappresentare attraverso il suo personaggio l’uomo medio, impotente di fronte ai rovesci della sorte e ossequiosamente servile nei confronti dei suoi superiori, rappresentazione di un’inarrivabile potere sui sottoposti. Quel che è certo, tuttavia, è che la comicità della quale sono pervasi i film ha avuto un impatto formidabile nella cultura popolare: dalla satira politica a quella sociale, dalla comicità fisica per arrivare, soprattutto, a quella verbale. L’utilizzo di iperboli, volgarizzazioni dell’italiano, registri lessicali particolari e la classica storpiatura del congiuntivo sono marchi di fabbrica del personaggio, rientranti a buon diritto tra i motivi del successo.
Infine, l’aspetto probabilmente più determinante è stata la facilità con la quale in Fantozzi è possibile, per molti, immedesimarsi. Oltre la comicità infatti si muove una figura tragica, vessata dalla malasorte e dall’impotenza nei confronti di un mondo fuori dalla sua portata: una condizione che, per tanti, ha molto a che fare con la vita quotidiana, rendendo il personaggio un vero e proprio simbolo.