Fecondazione eterologa, prima gravidanza al Sud in una struttura pubblica
- Nadia Cozzolino
- 14/04/2020
- Campania, Sanità
- n.cozzolino@agenziadire.com
La notizia arriva dall'ospedale Moscati di Avellino. "Risultato importantissimo" spiega Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'associazione Luca Coscioni Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
NAPOLI – Per la prima volta dal 1985, anno in cui furono varate le prime norme sulla procreazione medicalmente assistita in Italia, una coppia del Sud Italia potrà avere una gravidanza in una struttura pubblica con l’aiuto della fecondazione medicalmente assistita in vitro con donazione di gameti. La notizia di questa prima gravidanza arriva dalla Campania e in particolare dall’ospedale Moscati di Avellino.
È stato possibile grazie a un decreto commissariale sulla Pma approvato nel febbraio 2019 dal presidente della Regione Campania e all’epoca commissario alla sanità Vincenzo De Luca che ha permesso alla tecnica eterologa di entrare nelle strutture pubbliche. In sostanza è stata modificata la normativa regionale in materia di fecondazione medicalmente assistita, con la possibilità di accedere a carico del servizio sanitario regionale a tutte le tecniche di Pma consentite in tutto il Paese. Oltre alla coppia campana che ha avuto accesso alle tecniche di Pma al Moscati, una seconda coppia di Napoli durante le festività pasquali ha avuto la notizia di aspettare un bambino dopo un trasferimento di embrioni. In questo caso, i due si erano rivolti a una struttura della Toscana ma il servizio sarà a carico della sanità regionale campana.
“Questo primo test di gravidanza positivo è importantissimo, va ad affermare un principio di equità nell’accesso alle cure”, ha spiegato all’agenzia Dire Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni. “È il primo caso al Sud dopo 35 anni, è una notizia positiva e speriamo che ci sia la volontà politica anche da parte delle Regioni inadempienti di riformare le norme interne in materia di Pma”.
Nel 1985 fu vietata la fecondazione in vitro nelle strutture pubbliche, divieto che è caduto con la legge 40 approvata nel 2004. Quella norma vietava però le tecniche con donazione di gameti, divieto che sarà cancellato nel 2014 da una sentenza della Corte Costituzionale. Fino al 2019 anche in Campania nessuna struttura pubblica poteva eseguire l’eterologa né le coppie della regione potevano recarsi altrove perché la Campania non rimborsava la prestazione. Questa situazione è ancora una realtà in molte aree del Mezzogiorno.
“Dal 2014 ad oggi – sottolinea Gallo – molte Regioni non si sono adeguate: il Molise, l’Abruzzo, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Speriamo che possano seguire il modello virtuoso della Campania. Partendo dalle segnalazioni delle coppie, agiamo secondo il motto dell’associazione Luca Coscioni: dal corpo del malato al cuore della politica. Ad oggi però non abbiamo ricevuto risposte dalla politica e saremo costretti ad agire per via giudiziaria perché vi è una piena lesione di un diritto fondamentale della persona che riguarda l’articolo 32 della Costituzione”.
Nelle Regioni che non si sono adeguate in pratica le coppie sono costrette a pagare di tasca propria tecniche molto costose. “Spesso – spiega Filomena Gallo – si rinuncia ad avere un bambino. Pur non essendoci un tariffario unico nell’ambito della procreazione medicalmente assistita, da quello che apprendiamo dalle coppie le spese vanno dai 1500 euro per le tecniche più semplici fino ai 10mila euro per quelle più complesse. Accedere alla fecondazione non significa essere certi di avere subito una gravidanza, bisognerà procedere probabilmente con più tentativi e aumenteranno i costi. Ho conosciuto coppie che per abbattere le liste d’attesa hanno cercato anche di andare all’estero. I centri italiani sono tra i migliori in Europa e la politica dovrebbe mettere sullo stesso piano il diritto di queste coppie nell’accedere a tecniche medico-scientifiche che favoriscono la gravidanza al pari di altre prestazione che vengono eseguite”.
Secondo l’ultima relazione presentata al parlamento dall’associazione Luca Coscioni, nel 2017 14mila bambini sono nati in Italia grazie alla procreazione medicalmente assistita. “Sono bambini che non sarebbero mai nati se non ci fossero state queste tecniche. In un Paese a natalità zero, questo dovrebbe essere uno degli obiettivi principali”. Filomena Gallo ricorda che una risoluzione del parlamento europeo “invita tutti gli Stati membri a rimuovere gli ostacoli relativi all’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. L’Italia come sempre è disattenta”.
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