Festival dello sviluppo sostenibile, allarme per l’Agenda 2030

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Mentre la pandemia allontana la realizzazione degli obiettivi dell'Agenda 2030, nel contesto del forum del G20 si fa strada l'idea di un condono del debito dei Paesi in via di sviluppo

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ROMA – La pandemia ha fatto fare “un passo indietro” rispetto al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Contemporaneamente però, ha rilanciato la sostenibilità al cuore delle agende politiche, con la consapevolezza che rappresenta “l’unica strada per salvare il Pianeta”. Due dinamiche opposte, quelle emerse oggi in Farnesina alla conferenza di chiusura del Festival dello sviluppo sostenibile.

La manifestazione, con oltre 800 eventi online e in presenza a partire dal 22 settembre, è promossa dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), un ente nato nel 2016 per far crescere la sensibilità di istituzioni e società civile rispetto agli Obiettivi dell’Agenda 2030. A cinque anni dall’approvazione del documento il mondo è stato investito dalla pandemia, con conseguenze ancora difficili da valutare appieno.

La povertà è tornata a crescere dopo 20 anni – ha detto la vicesegretaria dell’Onu Amina Mohammed – mentre in alcuni Paesi la gestione della pandemia è finita per mettere sotto assedio il rispetto dei diritti umani”. Mohammed ha fornito però le linee guida per provare a ripartire: “Mettere al centro tre elementi: ridurre il financial gap nei Paesi in via di sviluppo; favorire l’uguaglianza di genere; lottare contro il cambiamento climatico”.

La sensibilità rispetto alla questione ambientale e la sostenibilità sono condivise anche dal commissario dell’Ue per gli Affari economici, Paolo Gentiloni. L’ex primo ministro italiano ha premesso che questi principi “sono stati declinati in un approccio votato al multiculturalismo” e “ora sono al cuore del New Green Deal, non a caso, la nuova carta d’identità dell’Unione”. Multilateralismo e sostenibilità sembrano quindi essere le parole chiave dell’incontro, rilanciate anche nell’intervento del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi di Maio.

Il titolare della Farnesina ha evidenziato però che i destinatari degli sforzi congiunti per far ripartire l’economia devono essere soprattutto i Paesi in via di sviluppo, dato che “la pandemia ha reso chiaro che salvaguardare la salute di un elemento della comunità significa salvaguardare quella di tutti”. A partecipare in collegamento video anche il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte. “Dobbiamo rimediare alle conseguenze dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e del depauperamento del capitale naturale” ha detto. “Non possiamo non ascoltare il grido che arriva dalle giovani generazioni”.

A concentrarsi sulla situazione italiana il portavoce di Asvis, Enrico Giovannini. “Rispetto ai 16 Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite da raggiungere entro quest’anno, di cui possiamo misurare l’evolversi tramite indicatori, sappiamo che a oggi in Italia ne abbiamo raggiunti solo quattro” ha detto Giovannini. “Tutti gli altri li stiamo bucando”. Il portavoce di Asvis ha invitato però a non disperare, ribadendo come “la sostenibilità sia ormai un punto centrale delle politiche di tutte le organizzazioni internazionali”.

Tra le conseguenze di questo approccio, alcune buone proposte. “Sta maturando nel contesto del forum del G20 l’idea di ridurre o condonare il debito dei Paesi in via di sviluppo” ha detto Giovannini, rilanciando: “Riconvertiamo quei miliardi in finanziamenti per lo sviluppo sostenibile”.

di Brando Ricci

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