Focolaio Covid nel centro migranti in Veneto, pugno duro Zaia: “Da quella caserma non esce nessuno”

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Il governatore chiede al Prefetto un'applicazione "assolutamente severa" delle norme sanitarie per il caso del centro migranti dove sono risultate positive 132 persone Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

VENEZIA – Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia affronta di petto la vicenda del nuovo focolaio di covid 19 scoppiato ieri nella caserma “Silvio Serena” di Casier (Treviso), che da anni funziona come centro di accoglienza di migranti, dove risultano positivi al virus 132 ospiti (su 292 totali) e un mediatore culturale.

Zaia si rivolge in particolare al Prefetto della città chiedendo un’applicazione “assolutamente severa” delle norme sanitarie, sottolineando come “qui si vede se esiste lo Stato oppure no”.

In premessa il presidente della Regione, palando oggi con i giornalisti, fa notare come i nuovi casi nella struttura siano stati scoperti proprio grazie al piano di sanità pubblica regionale, che prevede in caso di positivi sintomatici il controllo a tappeto di tutti i contatti stretti. Nel caso specifico, da tre migranti risultati infetti, si è risaliti agli altri.

“QUELLA CASERMA ZONA ROSSA, DA LI’ NON ESCE NESSUNO”

“Stiamo ragionando, e su questo ho sentito stamattina il prefetto, per capire se abbiamo potestà giuridica per fare qualcosa di più a Treviso. Ma per me quella caserma è una zona rossa, tutti gli ospiti devono sottostare a regole sancite per legge“, spiega Zaia. E cioè “chi è positivo ha il penale se esce dalla quarantena. Il negativo che rappresenta il contatto stretto deve stare in quarantena. Non c’è altro da aggiungere. Da quella caserma nessuno deve uscire e i positivi e i negativi devono essere separati”. Da qui l’appello a Prefettura e forze dell’ordine affinché, prosegue Zaia, “quella caserma sia gestita in modo assolutamente severo. Severità non vuol dire violenza ma che l’applicazione del piano di sanità pubblica è una cosa seria”.

Dopo aver annunciato che gli occupanti della caserma “andremo a testarli ogni sette giorni“, il governatore veneto, sottolinea: “Finirà che avremo il comitato della libertà: abbiamo cinque milioni di veneti che si sono fatti senza fiatare due mesi di lockdown e qui abbiamo 130 persone che si lamentano per 14 giorni. Il prefetto prenda le misure e il piano di sanità sia applicato. Qui si vede se esiste lo Stato oppure no”. Insomma, dice Zaia, “non esiste che questi signori escano e portino altri focolai in giro. La comunità deve avere la tranquillità che dà lì non si esce”.

Un secondo appello, il presidente della Regione lo rivolge ai cittadini che avessero avuto contatti con i migranti domiciliati nel centro. “Si facciano vivi con il servizio di prevenzione per tranquillità, non per creare allarmismo. Noi le abbiamo passate tutte, questa è un cosa gestibile, mi appello al senso di responsabilità dei cittadini”. Secondo Zaia infine “resta sottointeso che strutture come questa devono essere dismesse. E’ ormai certificato che questo sistema di ospitalità è fallimentare in tutti i sensi: sociale, sanitario, culturale ed economico”.

Il presidente del Veneto, infine, torna poi a rimarcare che la situazione sanitaria della regione- diversa da quella descritta da alcuni media nazionali- è nella norma: “Clinicamente non siamo in emergenza nella maniera più assoluta, siamo pronti e schierati e la prossima settimana presenteremo il piano di sanità pubblica che poi invieremo al comitato tecnico scientifico. Il documento è già pronto: il ritardo, di presentazione ma non di operatività, è colpa mia che ho voluto leggerlo nei particolari”. In Veneto i focolai attivi sono passati negli ultimi giorni da 38 a 45 e rispetto ai ieri ci sono un morto e 117 ricoverati in più, di cui però 31 positivi e 85 negativi. In terapia intensiva sono presenti 6 persone. Tra i tamponi fatti ad oggi, evidenzia Zaia, anche quelli a 623 lavoratori di rientro dall’estero e 120 badanti.

MISURE ANTI COVID ESTESE FINO A 15 OTTOBRE

Il Veneto estende tutte le misure anti-Covid fino al 15 ottobre. Ad annunciarlo questa mattina in conferenza il presidente della Regione Luca Zaia. “Oggi- dice- firmo un’ordinanza che proroga tutte le misure fino al 15 ottobre, data di scadenza dello stato d’emergenza nazionale”.

Il “nostro provvedimento però- puntualizza Zaia- lascia una finestra per l’8 di agosto perché il decreto legge approvato dal Governo prevede l’approvazione di un dpcm entro 10 giorni”. Dunque, “se non cambia nulla, perché questo dpcm potrebbe essere la semplice proroga di quello in vigore, non ci saranno modifiche. Altrimenti, vedremo”. Per il momento, conclude Zaia, “ai veneti diciamo che per loro non cambia nulla rispetto a quello che c’è già”.

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