FOTO | Coronavirus, in campo migliaia militari dell’Esercito. Ma lo straordinario è pagato ‘a metà’
- Mattia Cecchini
- 10/04/2020
- Politica
- m.cecchini@agenziadire.com
Dall’inizio dell’emergenza, sono stati schierati circa 24.500 militari in 17 regioni e 53 province. Ma delle 40 ore a testa che fanno di straordinario al mese, ci sono soldi per pagarne solo 21 Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
BOLOGNA – I militari impegnati sui fronti della lotta al coronavirus (ben 7.300 solo quelli che sono stati ‘riorientati’ alla gestione dell’emergenza) effettuano turni che comportano un accumulo straordinario, in media, di 40 ore mensili pro capite. E il Governo ammette che questo stesso conteggio è “probabilmente sottostimato in relazione alle nuove esigenze d’impiego connesse con l’emergenza Covid-19”. Solo che ci sono soldi per pagare solo 21 ore extra. E le altre 19-20 (se non di più?). Per ora il ministero della Difesa dice che, “al momento, “la differenza non retribuita viene compensata attraverso ore di recupero (cui si aggiungono, ovviamente, i recuperi delle festività non godute)”.
Il che però comporta, “oltre ad una complessa programmazione delle assenze dal servizio, un sensibile detrimento dell’efficienza delle unità militari di riferimento”. E’ la risposta che il sottosegretario alla Difesa Guido Calvisi ha dato a Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d’Italia, in commissione. Al Governo era stato chiesto se non fosse il caso che il monte ore di straordinario del personale delle Forze armate fosse pari a quello della Polizia di Stato. Infatti, “le Forze di Polizia possono fruire di un tetto massimo di straordinario pagabile superiore”, ha riconosciuto lo stesso sottosegretario. Calvisi ha spiegato a Fdi come stanno le cose, la soluzione del recupero ore, e detto che sulla “necessità di uniformare il monte ore di lavoro straordinario del personale delle Forze armate con quello della Polizia di Stato, il Dicastero ripone massima attenzione”.
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“TROVARE I SOLDI CHE MANCANO”
Intanto, per “valorizzazione l’impegno” dei militari, si sta facendo “ogni possibile sforzo” per reperire le risorse con cui “retribuire l’intero monte orario effettuato, anche in risposta alle legittime aspettative del personale”. Perlatro, “la maggior parte dei militari” schierati per contrastare il covid-19, “è impiegata fuori dalla propria ordinaria sede di servizio, con turnazioni semestrali, in situazioni logistiche decentrate e con assoggettamento a spostamenti quotidiani molto impegnativi”, ha ricordato Calvisi. A maggior ragione vanno trovati i soldi che mancano, “anche in considerazione del fatto che il riconoscimento dell’impegno profuso non può che riverberarsi in maniera positiva sull’efficacia dell’azione dello strumento militare nel suo complesso”.
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DALL’INIZIO DELL’EMERGENZA SCHIERATI 24.500 MILITARI
Peraltro la richiesta di militari non si ferma. La Difesa riceve e gestisce “continue richieste di supporto in termini di personale, mezzi e strumentazione” da Prefetture e Protezione Civile, e spesso con “brevissimo preavviso”. La risposta delle Forze Armate, “viene costantemente e unanimemente apprezzata”, ha assicurato Calvi. E per fornire alcune cifre che diano un’idea dell’impegno dell’Esercito, ha ricordato che, dall’inizio dell’emergenza, sono stati schierati circa 24.500 militari in 17 regioni e 53 province. Attualmente operano in 1.631. L’impiego di mezzi ne quota 2.378 mezzi (generici, bus, ambulanze) più altri 313 (elicotteri, velivoli, autocarri) e 111 infrastrutture per dare 6.000 posti letto e circa 3.000 camere. Sono state effettuate più di 50 missioni di volo per portare materiale sanitario, pazienti covid e team sanitari. Poi ci sono 126 medici e 167 infermieri, tre ospedali da campo a Piacenza, Crema (Cremona) e Jesi (Ancona), il Policlinico militare del Celio e i centri ospedalieri di Milano e Taranto. E sui fronti ‘caldi’ della malattia, l’Esercito conta 35 unità Lodi, sei a Macerata, 12 a Brescia, 51 a Bergamo, cinque a Padova, 18 a Enna, 29 a Piacenza, sette a Milano, 21 a Roma, otto a Novara, 25 a Cuneo, 14 a Sassari, 22 a Jesi e 21 in Asl Piemonte.
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(Le immagini sono state messe a disposizione dall’Esercito)
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