Francesco De Gregori, 70 anni da celebrare attraverso la storia di «Rimmel»
Francesco De Gregori compie 70 anni ed è naturale celebrarlo attraverso la sua musica, le sue canzoni. Se pensiamo a quelle d'amore, Rimmel non è mai scesa dal podio.
Rimmel dà anche il titolo all’album del 1975 che renderà popolare Francesco De Gregori e, nello stesso tempo, lo metterà in crisi. «Di quello che volevo dire alla gente non arrivava nulla. Stavo diventando uno strano tipo di divo della canzone e il rapporto tra me e gli altri, tra me e la realtà non era più possibile se non mediato dal personaggio De Gregori».
Due anni dopo l'uscita, annuncia di essersi stufato e di volersi ritirare per sempre dalla scena musicale. Probabilmente anche a causa dei sabotaggi che i suoi concerti subiscono proprio in quegli anni. Gli contestano una vita troppo borghese e compensi troppo alti per un “compagno”.
La sua colpa principale è fare canzoni, invece della rivoluzione.
«Cantava Rimmel quando tutti si urlava "morte al padrone", ha detto la musicologa Giovanna Marini. «Era di un'altra generazione e non sopportava l'enfasi retorica».
Politica a parte, il periodo storico in cui Rimmel vede la luce è particolare anche sul piano puramente musicale: «In due, tre anni da una situazione ormai acquisita, con grandi interpreti e grandi canzoni, si passò d’improvviso a brani che venivano buttati giù in camera da ragazzini che sapevano appena mettere le mani su una chitarra», ha raccontato De Gregori, «Fu una scossa tellurica: il pubblico aveva bisogno di novità, e i cantautori rappresentarono questo».
«Rimmel», ispirazione e significato
«Rimmel è una canzone milanese», spiega Enrico Deregibus in Francesco De Gregori. I testi. La storia delle canzoni (Giunti Editore). È una canzone milanese «nel senso che è stata scritta sotto la Madonnina, nell’estate del 1974. Prima le strofe, una sera in un albergo, con la tv accesa e l’audio spento. Poi, dopo qualche settimana, l’inciso, mentre De Gregori sta aspettando il suo turno per partecipare come ospite in un programma per ragazzi del sabato pomeriggio».
Il testo, come gli altri dell’album, è piuttosto ermetico, ma il titolo parla chiaro: «Rimmel come il trucco che le ragazze usano per gli occhi. Rimmel come qualcosa di artefatto, ma questo disco è fatto per smascherarli, per metterli in evidenza», ha detto l'autore.
Nelle istantanee e nei simboli che continuamente si inseguono in questa ballata country, è piuttosto semplice scorgere il capolinea di una storia d’amore e quel qualcosa che rimane fra le pagine chiare e le pagine scure ha il sapore del risentimento e del rimpianto.
«Bisogna mettersi nei panni di uno che aveva ventitré, ventiquattro anni. La vita sentimentale di un ragazzo a quell’età è quanto mai gioiosa, piena di domande e risposte. Chiedersi chi ha lasciato chi non ha importanza. Ma in quella canzone non c’è una sola figura femminile. Può essere difficile da credere, ma è un insieme di situazioni, di storie, di sentimenti, di smarrimenti».
«Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente, ma uno zingaro è un trucco»
Lo zingaro era una donna
Lo zingaro di Rimmel, in realtà, era la prima moglie di Fabrizio De André che leggeva i tarocchi anche a De Gregori. «Sì, un giorno mi hanno fatto le carte, mi hanno detto cose molto belle, mi hanno detto che sarei stato molto felice, mi hanno detto: “Sarai un vincente”. Però tutto sommato non è bello che uno ti dica quello che diventerai, credere allo zingaro forse è mancanza di fantasia, mancanza di giovinezza, del coraggio di dire: “Vaffanculo, adesso io esco e chissà cosa succede!”».
La stroncatura di Pintor
«De Gregori non è Nobel, è Rimmel» è il titolo del pezzo che il giornalista e critico musicale Giaime Pintor scrive all'epoca su Muzak, facendo letteralmente a pezzi l'album: canzonette spacciate per poesia e «canto degregoriano kitsch», più assimilabile ai Baci Perugina che a Gozzano. In particolare, Pintor se la prende proprio con il testo del nostro singolo, in cui, a suo avviso, regnano metafore incomprensibili e una totale mancanza di nessi logici.
«Una canzone dovrebbe essere la sintesi di cose elementari»
La stroncatura di De Gregori
Pintor non è stato l'unico a fare le pulci al testo di Rimmel. Nel 2016, ci ha pensato l'autore stesso: «Finisce un amore e tu cominci col dire “Qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure”. Ma non c’era un altro modo per dirlo? Perché a 25 anni dovevo usare proprio l’allegoria un po’ libresca legata alla parola “pagine”? Non ci senti l’artificio, l’assenza di naturalezza?».
E ancora: «Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo…” Anche qui forse c’era un modo più semplice per dire: trovati pure un altro? Sto solo parlando un po’ male di me stesso, per scherzo… Però è vero che a me piacciono le canzoni semplici come Il ragazzo della via Gluck o Che sarà dove il peso della parola è giusto per quello che si vuole narrare”. Una canzone dovrebbe essere la sintesi di cose elementari».
«Rimmel»: una canzone, tante facce
Un po' alla maniera dylaniana, anche De Gregori ha spesso cambiato l'abito ai suoi brani. Ha giocato a riarrangiarli nei live e alcune di quelle esecuzioni rinnovate sono poi finite su disco.
Una metamorfosi che è toccata anche e soprattutto al suo grande classico: «Odio chi mi dice: “Perché non fai Rimmel come una volta?” È gente che avrebbe voluto che morissi venti o venticinque anni fa. Mi piace invece pensare che c'è un pubblico che ha amato quelle canzoni, ma adesso si diverte a scoprirle diverse: perché io ho continuato a vivere, quindi sono cambiato. Non è tanto importante il rispetto di ciò che posso essere stato ai tempi di Pablo, o Rimmel… Sono un musicista vivo oggi, nel 2003. E in trent'anni ho imparato molto: per esempio, la gioia di suonare con gli altri musicisti. È una conquista recente. Prima ero tecnicamente inesperto, e quindi insicuro».
La versione che segue compare in Sotto il vulcano (2017) ed è stata registrata dal vivo nell’agosto del 2016 al Teatro Antico di Taormina.
L'interpretazione di Tiziano Ferro
A proposito di rifacimenti, Tiziano Ferro, lo scorso anno, ha aperto il suo album di cover Accetto miracoli: l'esperienza degli altri, proprio con la sua personale versione di Rimmel.
«Ho voluto affrontare le canzoni che hanno cambiato la mia vita ma con le parole degli altri. Perché se c’è una cosa sicura per chi fa il mio mestiere, dove non esistono università né scuole, non una laurea, è che esistono invece i cantautori. Ti tirano un pugno nello stomaco e ti cambiano la vita».
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