Friuli: il Lago di Cavazzo e la strana storia degli acquanauti

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Nei dintorni della cittadina friulana di Trasaghis, discostandosi di appena qualche chilometro dal corso del Tagliamento, sorge il Lago di Cavazzo, il più esteso lago naturale del Friuli Venezia Giulia.

Conosciuto anche come Lago dei Tre Comuni per la sua disposizione geografica all’intersezione dei territori delle municipalità di Cavazzo Carnico, Trasaghis e Bordano, le sue acque fredde e cristalline e tanto spazio verde sulle sponde lo rendono una meta ambita per l’estate.

Un luogo di quiete e bellezza, uno specchio d’acqua celeste al cospetto delle Prealpi Carniche, che vegliano come sentinelle intorno al lago. Un luogo ameno, baciato da un turismo gentile, spesso di prossimità. Un luogo che, però, in un passato non molto remoto è stato sede di un esperimento scientifico visionario e un po’ folle: rendere possibile la vita sott’acqua.

Fonte: Lorenzo Calamai

Sulle sponde del Lago di Cavazzo

Operazione Atlandide al Lago di Cavazzo

Era il 1969. L’anno dello sbarco sulla Luna, l’anno del primo volo del Concorde. Nel clima della Guerra fredda, la paura dell’escalation nucleare e i timori legati all’ambiente spinsero un gruppo di uomini e donne a partecipare ad un esperimento scientifico affascinante: realizzare la prima città subacquea del mondo.

Per un progetto così ambizioso e altisonante venne imprevedibilmente scelto un remoto e misconosciuto angolo di Friuli: il Lago di Cavazzo.

Parte così l’Operazione Atlantide, nome assai evocativo. Almeno quanto quello dei membri della spedizione, che assumono l’altrettanto fantascientifico appellativo di “acquanauti“.

L’esperimento consisteva nella sostanziale reclusione di 12 sommozzatori in fondo al lago. Gli uomini e le donne partecipanti all’Operazione Atlantide avrebbero vissuto per lunghi periodi all’interno di speciali moduli e abitacoli pensati specificamente per la vita subacquea, compiendo nel contempo una serie di lavori che avrebbero contribuito a tenere monitorati i loro parametri fisici durante la permanenza nelle profondità del bacino.

Alfa Tau, Drago IICanetopo erano gli strani nomi affibbiati a tre enormi cilindri d’acciaio pesanti circa 5000 chilogrammi ciascuno. Avevano un volume interno di 25mila litri e una zavorra supplementare di 15800 chili per permettergli di rimanere a una profondità stabile nel lago. All’interno di questi moduli i 12 acquanauti vissero per un mese continuativo, mentre dalla riva una equipe li monitorava in costante contatto audio-video.

Sebbene l’operazione vedesse la partecipazione di una pletora di istituzioni di ogni ambito e rilevanza, a partire dall’Esercito e dalla Marina Militare, passando per le Università degli Studi di Trieste e dell’Aquila, per arrivare all’ENI, all’Assessorato al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia e all’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, il tono retorico di nomi come Operazione Atlantide e acquanauti lasciò presto il posto a un insieme di approssimazione, impreparazione e bislaccheria che assunsero la preparazione e l’esecuzione dell’esperimento.

Nelle due diverse missioni intraprese tra il 1969 e il 1971 tra i vari acquanauti venne selezionata una ragazza minorenne e aggregato un autostoppista che passava per caso da quelle parti. Un’altra delle persone coinvolte dormiva con un coltello di fianco, sostenendo di parlare con gli spiriti durante i periodi in immersione nei moduli.

Gli organizzatori si dimostrarono piuttosto incerti sulla riuscita dell’operazione, e diversi partecipanti alla spedizione, in seguito, giudicarono la messa in atto dell’esperimento approssimativa e casereccia.

Quello che accadde nelle profondità del Lago di Cavazzo tra il 1969 e il 1971, anno in cui venne terminato il programma, ha assunto toni misteriosi e leggendari. Gli acquanauti, ad esempio, raccolsero alcuni ordigni inesplosi della Seconda Guerra Mondiale e rimasti sul fondale del lago. Ci furono testimonianze di festini improvvisati nei moduli a base di polenta, cacciagione e prosecco, procurati grazie ad alcune uscite di alcuni degli ospiti dei moduli subacquei. Alcuni di loro testimoniarono che non erano infrequenti le uscite serali dai moduli per andarsene al bar, in superficie.

Una serie di comportamenti non proprio in sintonia con il rigore scientifico che ci si poteva aspettare da un esperimento del genere comportò una progressiva diminuzione dei finanziamenti che nel 1971 comportò lo stop all’Operazione Atlantide. D’altra parte la missione portò a casa pochi risultati scientifici che, riassunti in alcune pubblicazioni, furono considerati di rilevanza e validità marginali.

Rimane l’idea visionaria degli acquanauti e dell’Operazione Atlantide, nata con il sogno di costruire una città subacquea dove gli esseri umani potessero vivere al riparo dalle piccole e grandi pazzie del mondo di superficie. Una folle, visionaria ambizione dal sapore fantascientifico e cinematografico. Sarebbe potuta essere, quella città sul fondo del Lago di Cavazzo, il quartier generale di un supercattivo di un film di 007. Invece è stato un pezzo di realtà nascosto fra le remote valli del Medio Tagliamento.

Il Lago di Cavazzo, oggi

Lago di Cavazzo

Fonte: iStock

Vista del Lago di Cavazzo

Oggi al Lago di Cavazzo non sono rimaste molte tracce dell’Operazione Atlantide. Nelle profondità del lago ci sono ancora i resti delle enormi zavorre utilizzate per inabissare i moduli degli acquanauti ma in superficie le acque azzurre dello specchio d’acqua regalano una sensazione di pace e serenità, conciliata dalla vista sulle maestose montagne il cui profilo si erge all’orizzonte.

Il lago è balneabile in un paio di zone, in particolare nella zona dei versanti meridionale e orientale. Ha un fondale di ghiaia molto fine, che contribuisce a rendere le acque cristalline e trasparenti nei pressi delle rive, mentre sono più scure verso il centro del lago, laddove cresce la vegetazione e le profondità si fanno via via maggiori.

Le spiagge sono anch’esse composte di piccoli e comodi sassi bianchi, ma hanno molto spazio verde alle loro spalle, dove l’ombra degli alberi contribuisce a costruire un contesto di massimo relax per stendere teli, asciugamani e materiale per il pic-nic.

L’area verde è inoltre arricchita da aree attrezzate con griglie per il barbecue, ben volentieri sfruttate dai tanti avventori estivi, molto spesso turisti provenienti dalle vicinanze.

L’acqua del Lago di Cavazzo è piuttosto fredda, ma un tuffo tra i suoi flutti cristallini è davvero in grado di rigenerare corpo e spirito ed è un vero toccasana nelle bollenti giornate estive.

Per tutte le altre stagioni, c’è il bel percorso che, dal bar Al Molo, cinge tutto il versante orientale del lago, con un percorso naturalistico adatto a tutti che porta alla scoperta della ricca flora e della curiosa fauna dell’ambiente lacustre.

Sulla sponda ovest dello specchio d’acqua il campeggio Lago 3 Comuni noleggia SUP e kayak per un viaggio acquatico che permette di esplorarne davvero ogni angolo.

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