Giornata della Legalità, Mattarella ai giovani: “Ricordate sempre l’esempio di Falcone e Borsellino”

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Il capo dello Stato in occasione del 23 maggio: "La mafia si nutre di paura" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – “I due attentati di quel 1992 segnarono il punto più alto della sfida della mafia nei confronti dello Stato, e colpirono magistrati di grande prestigio e professionalità che con coraggio e determinazione gli avevano inferto colpi durissimi, svelandone le attività illecite. Ma i mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo, quel che avrebbe provocato nella società, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e Borsellino, il loro esempio e i loro valori, sarebbero sopravvissuti rafforzandosi oltre la loro morte, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto con queste parole le celebrazioni per il 23 maggio, la giornata della Legalità in cui si ricordano le stragi di Capaci e Via D’Amelio. Nel videomessaggio, Mattarella ha poi aggiunto: “La mafia si è sempre nutrita di paura, prosperando nell’ombra, le figure di Falcone e Borsellino come tanti servitori dello Stato hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e l’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia di legalità. I giovani sono stati tra i primi a comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino, e ne sono divenuti i depositari e gli eredi. Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera. Ragazzi, il significato della vostra partecipazione a questa giornata è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio, e ricordatelo sempre”.

CASELLATI: “VINCERLE PER DIFENDERE LA NOSTRA SOCIETÀ”

“Oggi è la Giornata della Legalità dedicata a due magistrati simbolo della lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La ferocia mafiosa che ha spento le loro vite ha colpito al cuore milioni di italiani. Falcone e Borsellino si erano caricati sulle spalle il peso di una battaglia enorme. Lo hanno fatto con una fede incrollabile nella giustizia”. Così il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che continua: “Celebrarne la memoria deve essere quindi l’occasione per ricordare che vincere le mafie significa soprattutto difendere la nostra società. Perché la mafia si prende gli spazi che lo Stato dimentica. Oggi, con l’emergenza economica in atto, con famiglie, imprese e cittadini in ginocchio, il rischio è che le mafie siano pronte a fare da banche alle imprese e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro. Questo non può accadere. Lo Stato faccia lo Stato. Faccia sentire ai cittadini che c’è, che li sostiene, che li aiuta e che la legalità è l’unica strada giusta per assicurare a tutti una vita veramente libera; libera dall’oppressione, libera dalla paura. Se Palermo chiama Italia, l’Italia c’è”, conclude Casellati.

AZZOLINA: “SCUOLA BALUARDO DELLA LEGALITA’”

“Il 23 maggio è un giorno importantissimo per la scuola, e anche quest’anno ci siamo preparati, anche se a distanza. Non è un evento soltanto simbolico, ma serve a ribadire che la scuola combatte la mafia, la scuola c’è, è baluardo della legalità e lo sarà sempre. Chi offende la scuola, offende lo Stato, e lo Stato c’è per combattere la mafia”. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, commenta così l’anniversario delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, anche quest’anno celebrato da tutti gli studenti italiani malgrado l’emergenza Covid-19. “Dobbiamo fare in modo che i nostri studenti conoscano molto la nostra Costituzione. Stiamo lavorando affinché nelle linee guida sull’educazione civica la Costituzione diventi baluardo di conoscenza. Trasmettere i valori della legalità significa dare ai nostri studenti delle regole chiare, dei principi, affinché questi possano essere cittadini consapevoli e non si lascino turbare, nemmeno in quei quartieri difficili che ci sono in tante parti del Paese”, ha aggiunto Azzolina, collegata dal Salone dei ministri di Viale Trastevere. Di origini siciliane, la ministra ha poi ricordato quel 23 maggio 1992: “dovevo ancora compiere 10 anni, ma ricordo molto bene le lacrime della vedova Schifani e la rabbia di mio nonno, per l’atto infame nei confronti del giudice Falcone e poi del giudice Borsellino. Io non dimenticherò mai quelle lacrime e quel dolore, e quando ho deciso di intraprendere gli studi in giurisprudenza l’ho fatto pensando anche giudici Falcone e Borsellino, che hanno messo la loro vita prima di tutto. Hanno messo lo Stato prima di tutto, e non è da tutti. Sono degli eroi e il nostro compito adesso è fare in modo che tutte le loro idee camminino sulle gambe dei nostri studenti, e la scuola ha un ruolo fondamentale in questo”.

MAFIE, CONTE: “ORA PIÙ CHE MAI VIGILARE, LA RISPOSTA DELLO STATO SARÀ FORTE”

“L’omicidio di Giovanni Falcone avrebbe dovuto rappresentare, nei piani di “Cosa nostra”, il trionfo della mafia sullo Stato e sulle istituzioni. Ma quella esplosione a Capaci il 23 maggio del 1992 ha risvegliato le coscienze, ha reso più consapevole la lotta contro la mafia da parte di un popolo resiliente che non si è piegato e che proprio nella ricorrenza di questo anniversario ha deciso di celebrare la “Giornata della legalità”. Lo scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte, che continua: “L’anno scorso a Palermo ho incontrato tanti giovani che 28 anni fa non erano nati, ma che in Falcone e Borsellino hanno visto figure di grande ispirazione, modelli da seguire. Da loro ho avuto la conferma che le “idee restano” anche se “gli uomini passano”. Ma di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tutti i martiri della mafia ci resterà indelebile il ricordo, vivo l’esempio”. Oggi, prosegue Conte, “non potremo essere in piazza. La “Fondazione Falcone” ci invita a riempire i balconi e le finestre di lenzuoli bianchi per continuare a scrivere la storia di un Paese che continua orgogliosamente a ripudiare tutte le forme di mafie. Adesso più che mai dobbiamo vigilare. Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini. Per questo, di fronte alla pandemia che sta danneggiando il nostro tessuto occupazionale, il nostro sistema produttivo, la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo, a Vito Schifani, a Rocco Dicillo, ad Antonio Montinaro. A Paolo Borsellino, a tutti i magistrati, ai politici, agli agenti delle scorte, alle forze dell’ordine, ai civili, alle vittime innocenti, agli uomini e alle donne che facendo il loro dovere, con amore e dedizione, ogni giorno ci dimostrano che l’Italia è un grande Paese e ci rafforzano nella convinzione che il “piano” delle mafie è destinato a fallire”, conclude.

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