Giostrai e circensi in piazza: “Fermi da mesi e senza sostegni, non ce la facciamo più”

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La manifestazione a Roma di circensi, lavoratori di parchi giochi, spettacoli viaggianti e animatori di feste. Fermi per 6 mesi e ora di nuovo a rischio stop, si appellano a Conte e Franceschini

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ROMA – Piazza del Popolo, a Roma, invasa dal ‘popolo del divertimento’ giunto da tutta Italia, da nord a sud, per portare il grido di dolore di un settore duramente colpito dalle restrizioni causa pandemia. Circensi, spettacoli viaggianti, luna park, ma anche lavoratori di parchi giochi, ludoteche, sale per feste, sale eventi, animatori. Alcuni sono fermi da mesi, altri hanno riaperto in estate e ora si avviano a nuove chiusure. La situazione è drammatica.

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“Vogliamo lavorare, è tanto che siamo fermi”, dicono le voci della piazza, “sono una ditta individuale e voglio lavorare perché pago tante tasse”. E poi “tantissime famiglie aspettano ancora la cassa integrazione di maggio e giugno, le regioni hanno avuto 4 mesi e mezzo per mettersi a pari con la sanità pubblica e poi ci hanno richiuso”. Il problema da economico diventa sociale, e si incrocia con il pregiudizio. “I nostri bambini nelle scuole non li fanno entrare, e non è giusto perché i nostri figli hanno bisogno di istruzione come tutti i bambini”, lamentano le mamme, “vogliamo che venga tutelato il nostro diritto di sosta abitativo”, chiede chi vive viaggiando.

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Il nostro lavoro è all’aperto, è un lavoro ancora sano, la gente viene sulle giostre all’aperto, è la cosa più bella che si può fare”, aggiungono altri. Eppure “portiamo spensieratezza e divertimento, in una giornata montiamo un luna park di 100 attrazioni, siamo degli artisti del nostro lavoro, siamo artigiani del divertimento”, spiega Luca Moruzzi, segretario nazionale Snisv (Sindacato Nazionale Italiano Spettacoli Viaggianti) aderente alla Cisl. Molte le sigle aderenti alla manifestazione: oltre a Snisv ci sono Unav Spettacoli viaggianti, FeLSA Cisl, Ansva Confesercenti, Asvat Toscana, Snav Cgil, Asv, Unav Attrazionisti viaggianti.

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SPETTACOLI VIAGGIANTI FERMI DALL’1 FEBBRAIO

“Siamo esercenti dello spettacolo viaggiante, da febbraio, dal primo lockdown, la categoria è completamente ferma. Non abbiamo ammortizzatori sociali dallo Stato, non abbiamo niente, dobbiamo difenderci con le nostre forze, che sono finite”, aggiunge il segretario nazionale Snisv. E allora, “da tutta Italia, da tutte le regioni, siamo venuti in delegazione a fare la nostra protesta per il non lavoro- prosegue Moruzzi-. Vogliamo che il governo ci ascolti e capisca che c’è una categoria, che lavora da 200 anni in Italia, che produce divertimento, spettacolo, siamo nel sociale, siamo una categoria che lavora onestamente. Vogliamo continuare a farlo, chiediamo che come dice la Costituzione venga difeso il nostro diritto al lavoro”. Quindi, in questa fase drammatica, “ci rivolgiamo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro Dario Franceschini, perché noi dipendiamo dalla Cultura, al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e a tutto il governo- dice il sindacalista-. Conoscono tutta la nostra situazione, perché singolarmente i parlamentari italiani vengono a divertirsi con i loro bambini sulle giostre. Hanno sacrificato le categorie più deboli, tra cui la nostra, per dimostrare al popolo che chiudono varie attività, ma chiudendo la nostra non fanno altro che mettere sul lastrico 40mila addetti” e “ora hanno ristretto ancora”. Ad oggi, però, “non abbiamo nulla, zero, ad alcuni hanno dato 600 euro, a tanti altri niente“, prosegue Moruzzi, e “il problema è che nonostante non si lavori, perché ci hanno fermato con i Dpcm, non ci fanno lavorare ma le tasse ce le chiedono continuamente, e allora dovrebbero bloccarle, invece le vogliono ma non ci fanno lavorare, e noi non ce la facciamo più”.

Forse, azzarda il rappresentante sindacale, “pensano che siamo diventati portatori di virus, ma non è vero”, infatti “nonostante abbiamo lavorato tranquillamente per due mesi questa estate l’unica categoria che non ha avuto contagi è stata la nostra”. In tutto ciò, conclude Moruzzi, “portiamo spensieratezza e divertimento, la legge ci riconosce come funzione sociale, abbiamo dei diritti che non ci vengono riconosciuti, ora per il CoViD, ma sono anni che la nostra categoria viene penalizzata. Non ce la facciamo più”.

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