Gli esseri umani estraggono 50 miliardi di tonnellate di sabbia e ghiaia ogni anno, un disastro ambientale taciuto
La sabbia è la risorsa naturale più sfruttata dopo l’acqua anche se, diversamente dalla risorsa idrica, non è ancora riconosciuta come risorsa strategica chiave dai governi nel mondo. Secondo una stima fornita dalle Nazioni Unite, ogni anno oltre 50 miliardi di tonnellate di sabbia e ghiaia vengono sottratte alla natura: sarebbero sufficienti ad erigere una muraglia alta 27 metri e larga altri 27 in grado di circondare il Pianeta.
La sabbia è fondamentale per moltissimi settori – dall’edilizia all’hi-tech. L’ONU lancia l’allarme e chiede un cambiamento di rotta e norme che monitorino e regolino l’estrazione e le catene di approvvigionamento del materiale – nonché misure specifiche che tutelino le specie animali e vegetali che si vedono sottrarre il loro habitat naturale.
Ma da dove viene tutta questa sabbia L’estrazione del materiale assume diverse forme, dal dragaggio di fiumi e laghi fino all’estrazione di terra o alla frantumazione delle rocce, ed è praticata sia da grandi aziende che da piccoli privati (che spesso dispongono solo di strumentazioni rudimentali). Il ritmo con cui si estrae la sabbia dall’ambiente naturale supera di gran lunga il tempo che permetterebbe alle riserve di rigenerarsi.
(Leggi anche: Sembra paradossale, ma stiamo finendo tutta la sabbia per costruire, con che verrà sostituita)
Ecco perché è necessario mettere un freno all’estrazione sconsiderata e senza limiti di sabbia e ghiaia e stabilire norme valide a livello globale: l’estrazione di metalli preziosi, di combustibili fossili come carbone e gas, di minerali, è regolamentata da apposite leggi – perché questo non dovrebbe valere anche per la sabbia Tra le raccomandazioni, le Nazioni Unite propongono l’istituzione di quadri giuridici per la proprietà mineraria dei partecipanti.
L’obiettivo è spostare l’attenzione sulla sabbia come merce e materiale che dovrebbe essere trattato alla stessa luce di altre materie prime minerali, siano essi giacimenti minerari, acqua, petrolio o gas – ha affermato il dottor Chris Hackney, fra gli autori del rapporto. – Questi sono tutti regolati dal livello locale a quello nazionale, operando all’interno di quadri internazionali standardizzati. Al momento è del tutto assente per la sabbia.
Non dimentichiamo che l’estrazione indiscriminata della sabbia continua a provocare gravi danni agli ecosistemi – con conseguenti perdita di biodiversità, aumentato rischio di inondazioni (vengono rimosse le barriere naturali alle mareggiate, come le dune), impoverimento dei mezzi di sussistenza delle comunità di pescatori che vivono sui laghi o sul mare, crescita di conflitti e disuguaglianze sociali.
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Fonte: BioRxiv
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