Gli Stati generali delle ‘tre C’: Conte, Colao e Casalino
- Nicola Perrone
- 10/06/2020
- Dal Direttore, Politica
- segreteria.direzione@dire.it
L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'agenzia Dire, per DireOggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – Senti questo, senti quello e nessuno sa ancora come si svolgerà il mega appuntamento, gli Stati generali fortissimamente voluti dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per ‘ascoltare’ tutti e presentare i progetti del Governo per il rilancio del Paese.
Una decisione che ha creato forti contrasti dentro la maggioranza di Governo, soprattutto tra i dirigenti Pd, preoccupati che l’evento si trasformi in passerella mediatica, «che tanto piace al portavoce Casalino» sottolineano voci cattive, con tante parole e nessuna sostanza.
Oggi il presidente del Consiglio ha incontrato i capi delegazione per concordare la ‘scaletta’, gli inviti, la durata. Dalle parole del ministro Alfonso Bonafede, capo delegazione del M5S, oltre l’appoggio traspare una forte preoccupazione: «Incontro molto positivo… massimo sostegno… confronto intenso» ma poi «bisogna fare le cose per bene senza perdere tempo, i cittadini non possono più aspettare».
Non traspare la soddisfazione insomma, più l’invito a sbrigarsi, due-tre giornate al massimo, e tornare a governare. Già l’inizio sarà assai amaro per Conte. Infatti l’appuntamento – che prenderà il via dopodomani – partirà con l’audizione dei leader del centrodestra, che non perderanno l’occasione di lodare il piano di Vittorio Colao, cestinato invece da tutti i partiti di Governo e malvisto dallo stesso Conte.
Ma poi Colao verrà? E’ stato invitato, ma il supermanager non ha tempo da perdere, parteciperà solo se avrà spazio adeguato, spazio che nessuno però vuol dargli. A rovinare i preparativi poi pure la convocazione da parte del pubblico ministero di Bergamo, che vuol sentire Conte sulla mancata zona rossa di Nembro e Alzano durante l’epidemia.
Senza contare la lotta furibonda in corso tra Pd e M5S sulle prossime regionali di autunno. Si sperava in un accordo tra le due forze alleate di Governo, che invece se le stanno dando di santa ragione a livello locale affossando ognuna il candidato dell’altra. Il centrodestra, pure in difficoltà, gode.
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