Hikikomori, la psicologa: “Al lavoro sui ‘predittori’ della reclusione”

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ROMA – “Stiamo studiando” gli hikikomori anche “per individuare i possibili elementi predittori di una reclusione, perche’ questa rappresenta spesso la fine di un percorso che noi possiamo gia’ vedere in precedenza. Se riuscissimo a intercettare il disagio prima, magari riusciremo a non arrivare alla scelta finale, che solitamente si palesa attorno ai 14-15 anni”. Parte da qui Magda Di Renzo, responsabile delle terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), che durante la quarantena ha avviato l’iniziativa ‘Ritirati ma non troppo’, una serie di gruppi di sostegno alle famiglie con ragazzi hikikomori, con “l’obiettivo di aiutarle ad acquisire maggiore consapevolezza e una comprensione piu’ profonda del senso di una scelta cosi’ radicale”.

Sui campanelli di allarme di un iniziale malessere la psicoterapeuta rimarca, poi, come “siano in aumento i fenomeni di mutismo selettivo e fobie sociali, che una volta erano scolari”. Da qui l’IdO ha maturato la necessita’ di supportare le famiglie durante il lockdown. “Sono gia’ partiti i diversi gruppi che hanno iniziato un percorso terapeutico a luglio e lo concluderanno a settembre“. Inoltre, dalle 17 di venerdi’ 11 settembre partira’ un nuovo gruppo, “a cui hanno gia’ aderito tre famiglie”, ma i posti non sono ancora esauriti ed e’ possibile avere informazioni scrivendo alla mail pmldoria@gmail.com.

Per i genitori, ricorda la psicoterapeuta, “e’ molto difficile accettare una situazione” come quella di un figlio hikikomori, perche’ “si deve fare i conti con un grande senso di fallimento- continua- percio’ il sostegno e’ dedicato anche a questo”. Non e’ un caso, tra l’altro, che il lockdown abbia gia’ aperto “una riflessione interessante su questi ragazzi. In questa fase si e’ addirittura registrato un piccolo miglioramento in loro, alcuni sono riusciti a uscire dalla stanza” durante la chiusura forzata. “Il tema generale della reclusione- statuisce Di Renzo- evidentemente ha funzionato da contenimento”. Inoltre per lo studio del fenomeno l’IdO ha creato “un gruppo di oltre 20 operatori tra psichiatri, neuropsichiatri e psicoterapeuti, che nasce come veicolo di approfondimento di ricerca all’interno della scuola di psicoterapia”, illustra l’esperta. In parallelo ai gruppi di sostegno alle famiglie, dunque, ci sono “i gruppi di ricerca per comprendere come raggiungere questi ragazzi- chiarisce l’analista- perche’ spesso ci risulta impossibile. Per molto tempo ha dominato la falsa credenza che fosse internet la causa della loro reclusione, mentre molto spesso costituisce una vera e propria risorsa da utilizzare- conclude Di Renzo- Occorre riflettere su come intercettarli, magari proprio attraverso l’online“.

Il progetto ‘Ritirati ma non troppo‘ prevede un percorso in 6 incontri, i primi 4 a cadenza settimanale e gli ultimi due con cadenza quindicinale. Ogni gruppo ha una durata di circa un’ora e mezza ed e’ gratuito per i partecipanti. Nell’equipe che promuove i gruppi di aiuto alle famiglie spicca Pamela D’Oria, psicologa clinica e specializzanda della Scuola di Psicoterapia psicodinamica dell’eta’ evolutiva dell’IdO e della fondazione MITE.

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