I ragazzi disabili lasciati fuori dal treno ci ricordano che c’è ancora troppo da fare sull’inclusione

Condividi
Tempo di Lettura: 2 minuti

Abilismo: lo avete sentito nei mesi scorsi quando si discuteva (talvolta anche a vanvera) del ddl Zan. Stamattina abbiamo aperto le pagine dei quotidiani e, zac, eccola lì una ennesima palese prova di abilismo, di quanto siamo in grado cioè di (non) trattare le persone con disabilità. Che non è necessità di trattarle “diversamente”, attenzione, ma semplicemente di aver tatto e garantire loro pari diritti.

Accade, così, che a Genova, un gruppo di 27 giovani con sindrome di Down e i loro accompagnatori in gita si siano visti costretti a non salire su un treno sul quale avevano prenotato dei posti a sedere e a tornare a Milano in autobus. Quei posti erano stati occupati da alcuni turisti, che sono stati ben lungi dal lasciarli, nonostante l’intervento del capotreno.

Quel convoglio, sulla linea Albenga-Milano, era già stato oggetto di un atto vandalico che aveva reso urgente la sostituzione di un vagone (causa poi del ritardo e del sovraffollamento nelle stazioni seguenti). Dopo, sui finestrini del primo vagone del Regionale 3075, erano stati affissi degli avvisi a spiegare che quei posti non potevano essere occupati che riportavano la prenotazione da parte del gruppo e dunque la necessità di lasciare quei posti liberi.

Ma a nulla sono valsi e orde di turisti (ragazzi? Secondo il Tg3 Liguria ora si scandaglieranno le immagini delle telecamere della stazione) saliti a Genova Principe si sono seduti comunque e di fronte all’invito del capotreno a fare posto hanno detto di no, costringendo poi il gruppi di ragazzi con sindrome di Down a viaggiare in autobus sostitutivo.

In questa vicenda c’è tutto: c’è la mancanza di cura nei servizi ferroviari italiani, le carrozze fatiscenti, una Polfer inerme, i pochi controlli… e c’è una società che fa finta di arrampicarsi sugli specchi di una solidarietà che in fin dei conti non c’è se non c’è l’educazione a metterla in pratica, c’è il gruppo che diventa branco e che schiaccia il più debole, ci sono la derisione e la sconfitta.

Cosa non sarebbe successo col ddl Zan?

Nulla di diverso, probabilmente. Ma se non fosse stato affossato e se non fosse stato oggetto di equivoci o strumentalizzazioni, il ddl Zan avrebbe fatto (e faceva) esplicito riferimento non soltanto ai crimini d’odio contro chi fa personali scelte affettive e sessuali, ma anche all’abilismo, cioè ai crimini d’odio contro le persone disabili, crimini che avvengono troppo spesso. E forse qualcuno avrebbe seriamente pagato per queste azioni riprorevoli.

Il ddl Zan avrebbe fatto anche questo: proteggere e tutelare i diritti delle persone disabili, inserendole nelle categoria di “fragili”. Perché si è fragili quando una caratteristica viene utilizzata per motivare odio, violenze e abusi. E marginalizzazione.

E non ce niente da fare: in questa vicenda, oggi, abbiamo perso un po’ tutti.

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Leggi anche:

Loading

Lascia un commento