Il coraggio delle donne: due direttrici d’orchestra contro l’invasione russa in Ucraina

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Si chiamano Elena Kovalskaya e Oksana Lyniv e sono due direttrici d’orchestra di fama internazionale: la prima, russa, attualmente direttrice del Teatro Statale Meyerhold di Mosca; la seconda, ucraina, dirige da poche settimane il Teatro Comunale di Bologna. Entrambe si sono schierate apertamente contro Putin e contro le violenze perpetrate ai danni del popolo ucraino.

Kovalskaya ha scelto di rinunciare alla prestigiosa carica di direttrice di uno dei teatri più importanti dell’Europa orientale, in segno di protesta di fronte all’ingiusto attacco della Russia all’Ucraina. Un atto di coraggio, quello di Elena, soprattutto perché il l’amministrazione del teatro di cui era direttrice aveva proibito a tutte le maestranze di rilasciare commenti sulla situazione politica, avvertendo che avrebbe considerato come tradimento ogni manifestazione di protesta o dissenso.

Amici, in segno di protesta contro l’invasione russa dell’Ucraina mi dimetto dall’incarico di direttrice del teatro di stato – ha scritto senza mezzi termini in un post su Facebook. – Non si può lavorare per un killer e farsi pagare da lui. Porterò a termine gli spettacoli già avviati, in maniera volontaria.

Lyniv, invece, ha condiviso sui social un commovente videomessaggio in cui esprime tutta la propria angoscia nell’aver appreso che la sua piccola città natale sia ormai in mano alle forze russe: proprio in queste ore sta cercando di mettersi in contatto con la sua famiglia in Ucraina, e con tanti colleghi musicisti che sono rimasti nel Paese. Anche lei, come Elena, non esita a condannare apertamente Putin e la sua politica violenta:

Adesso Putin sta mostrando la sua vera faccia. Chi sta in silenzio o non è in grado di dire no a questa situazione, sta supportando questa nuova dittatura. Il nostro Paese non si arrenderà mai e lotteremo fino all’ultima goccia del nostro sangue. L’Ucraina non accetterà mai questa aggressione e non potrà mai cedere la propria sovranità: noi abbiamo un’altra lingua, un’altra cultura.

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Fonte: Twitter

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