Il covid non fa perdere la super mostra a Bologna: il Polittico resta

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polittico griffoni_roversi monaco

La mostra – che ha rimesso insieme per la prima volta le 16 parti del polittico Griffoni- doveva aprire il 18 marzo, in pieno lockdown: i prestiti delle opere d'arte sono stati prorogati Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

BOLOGNA – Sembrava una maledizione. Due anni e mezzo di lavoro per riportare a Bologna, tutto intero dopo 300 anni, il capolavoro di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti mandati in fumo dall’emergenza coronavirus. A marzo era già tutto pronto per la mostra organizzata da Genius Bononiae a Palazzo Fava, che riuniva per la prima volta nello stesso luogo le 16 parti del Polittico Griffoni, imponente pala d’altare realizzata per la cappella Griffoni in San Petronio attorno al 1472, smembrato nel ‘700 e disperso ai quattro angoli del mondo. La mostra avrebbe dovuto aprire il 18 marzo e chiudere a giugno, come prevedevano gli accordi con le varie istituzioni italiane e internazionali che hanno prestato le opere.

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polittico grifoni bologna

Nella prospettiva di una riapertura dei musei, Genus ha lavorato in questi mesi per ottenere un prolungamento dei prestiti. E così è stato, perchè la mostra, che oggi apre al pubblico, resterà visitabile fino alla fine del mese di dicembre, forse fino all’Epifania. Insomma, l’occasione storica di rivedere composto il Polittico non è sfumata. Anzi, turisti e appassionati d’arte avranno tempo per organizzare le visite a Palazzo Fava, che ha adottato le misure di sicurezza richieste dall’emergenza sanitaria.

“Immaginate con quale spirito abbiamo vissuto la mancata inaugurazione”, ammette il presidente di Genus, Fabio Roversi Monaco. “Oggi, invece, ci troviamo in questa situazione che è quasi un trionfo. Non sapevamo se i prestatori avrebbero tenuto conto della particolare situazione in cui ci troviamo, come invece hanno fatto, comprendendo la carica culturale di questa operazione. E’ più di quanto speravamo. Il nostro appello è stato accolto da tutti ed è stato concordato un forte ampliamento del periodo in cui le opere saranno a disposizione della città“, spiega Roversi.

Ora manca solo il via libera ufficiale della Nation Gallery di Londra (“L’adesione di principio c’è stata, dovrebbe arrivare entro pochi giorni”). “E’ un’occasione che presenta grandi possibilità e grandi vantaggi. La mostra è un’occasione in cui l’utilità di avere una rete di luoghi di alta qualità riesce a creare sinergie, se tutto verrà realizzato come previsto”, aggiunge il numero uno del percorso museale della Fondazione, che non manca di dire la sua “sul grande ristorante attaccato a San Pietro”, alludendo al progetto di ristrutturazione dell’ex Monte di pietà, a due passi da Palazzo fava. “Non rientra nel nostro Dna: non possiamo criticarlo, ma possiamo esprimere la nostra opinione”, punge Roversi.

La mostra, con le modalità di fruizione definite dalla necessità di garantire la sicurezza, “segnerà nella nostra città un punto di non ritorno”, prevede l’assessore comunale alla Cultura, Matteo Lepore, confermando che anche i musei civici riapriranno. “Abbiamo lavorato con Genus e la Regione per stilare dei protocolli di sicurezza condivisi, che valgono per tutti i musei di Bologna“, spiega Lepore. “Oggi è una grandissima giornata. Non dobbiamo farci spaventare. Forse per due o tre mesi non avremo il beneficio di un flusso turistico importante, ma In Emilia-Romagna siamo quattro milioni. Avremo modo di cimentarci nella sfida di portare nei musei quella parte della popolazione meno abituata ad accedere ai luoghi della cultura. E poi, da tempo si dice basta alle mostre ‘luna park’ e sì alle mostre con caratteristiche di unicità. E questa lo è”, commenta l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Filicori. Alla mostra si accede solo su prenotazione (anche on line sul sito di Genus). Potranno entrare non più di 35 persone ogni 30 minuti con orario di apertura dalle 9 alle 22.

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