Il declino cognitivo potrebbe essere collegato ad alcuni tratti della nostra personalità. Lo studio
La nostra personalità influenza non solo il nostro stile di vita e il nostro modo di relazionarci agli altri, ma potrebbe essere collegata anche ad un aumentato rischio di sviluppare problemi cognitivi nell’età avanzata. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Victoria, in Canada.
Quasi 2.000 volontari senza una diagnosi di demenza sono stati invitati a compilare alcuni questionari relativi alla propria personalità. Successivamente, i risultati dei test sono stati incrociati con le cartelle cliniche dei partecipanti allo studio, nonché con l’eventuale presenza di problemi cognitivi in alcuni di essi.
È emerso che le persone organizzate e dotate di più autodisciplina sono anche quelle meno propense a sviluppare forme di declino cognitivo con l’avanzare dell’età. Al contrario, le persone più nervose, chiassose e disordinate hanno un rischio maggiore di andare incontro a problemi di declino cognitivo.
Come spiegano gli autori dello studio, i tratti della personalità riflettono modelli di pensiero e di comportamento duraturi, e questi possono influenzare notevolmente l’insistenza in abitudini sane o malsane che avranno un peso sull’esistenza futura dell’individuo. I nostri comportamenti e le nostre abitudini, quindi, giocano un ruolo importante nella suscettibilità a particolari malattie e disturbi ma anche nella nostra capacità di resistere ai cambiamenti neurologici che avvengono con l’avanzare dell’età.
Ma quali sono i tratti della personalità che influenzano la nostra vita? Secondo la teoria postulata dai ricercatori Robert R. McCrae e Paul T. Costa, è, sono cinque:
- Gradevolezza o amicalità;
- Apertura all’esperienza;
- Coscienziosità;
- Stabilità emotiva o nevroticismo;
- Estroversione.
Per questo studio, i ricercatori canadesi hanno tenuto conto degli ultimi tre tratti: la coscienziosità, ovvero l’essere responsabili, organizzati e orientati agli obiettivi sul lavoro; la stabilità emotiva, ovvero la capacità di mantenere il proprio equilibrio psicologico senza lasciarsi trasportare dalle emozioni; l’estroversione, che comprende l’assertività e l’entusiasmo per l’interazione sociale.
I partecipanti all’indagine che hanno ottenuto punteggi alti per la coscienziosità hanno meno possibilità rispetto agli altri di sviluppare patologie legate al declino cognitivo (un rischio del 22% in meno). Invece, chi ha ottenuto molti punti nella stabilità emotiva dimostra una minore predisposizione a sperimentare depressione, ansia e insicurezza.
Per quanto riguarda l’estroversione, non sono stati trovati legami fra punteggi alti ottenuti in questa categoria e contenimento del declino cognitivo – sebbene gli estroversi tendono a mantenere il normale funzionamento cognitivo più a lungo nella loro vita in presenza di alti livelli di coscienziosità e bassi livelli di nevroticismo.
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Fonti: Journal of Personality and Social Psychology / American Psychological Association
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