Il Lago d’Aral è (ancora) vivo: ecco le prove
Era talmente grande da essere chiamato anche “Mare d’Aral”. Tuttavia, si tratta di un lago. L’acqua è salata come quella del mare perché una volta era parte dell’oceano, tanto che la sabbia di questa regione è stata trovata persino in Antartide. Nel corso dei secoli (ma soprattutto negli ultimi decenni, per via del riscaldamento globale), le acque del lago sono evaporate tanto da farlo quasi del tutto scomparire dalla faccia della Terra.
Ma la natura è forte, e vince sempre su tutto, anche su chi le vuole fare del male. Il Lago d’Aral non si arrende, nonostante la naturale ciclicità, nonostante le attività umane e i cambiamenti del clima ed è ancora vivo.
Nessun altro luogo al mondo è in grado di impressionare così tanto. Tutt’intorno è un deserto, salato e bianco come la neve, con un fondo cosparso di conchiglie. Non ci sono comunicazioni mobili né Internet e non s’incontra anima viva nel raggio di decine di chilometri. Il mare vero, dove si può anche annegare, e le spiagge sabbiose completano il quadro.
QUel che resta del Mare d’Aral @123rf
Il Lago d’Aral, al confine tra Uzbekistan e Kazakistan (nel territorio della Repubblica autonoma del Karakalpakstan) è un lago senza drenaggio. Per le sue dimensioni, era uno dei quattro laghi più grandi del pianeta. La depressione sotto il serbatoio si è formata nel Neogene ed è stata riempita d’acqua nell’Antropocene. Secondo calcoli preliminari, l’età del Lago d’Aral non supera i 10mila anni.
Il periodo migliore per visitare il Lago d’Aral è tra i mesi di settembre e ottobre. In questo periodo il clima è molto piacevole. Un altro buon momento dell’anno per visitarlo è l’inizio di marzo o la fine di maggio, quando le giornate iniziano a scaldarsi. Questo angolo di mondo ha davvero dell’incredibile.
Ma ciò che attrae i turisti nel Mar d’Aral, in realtà, dipende da qualcosa di inquietante: le conseguenze di un disastro ambientale. Il lago ha un colore turchese, quasi ultraterreno. Il deserto sabbioso-salino, formato sul fondo della sezione prosciugata del serbatoio, è chiamato Aralkum. Per raggiungerlo, si percorre una strada che corre attraverso l’infinito deserto del Kyzylkum e l’enorme altopiano di Ustyurt, dalla quale si apre un panorama straordinario.
Lungo il percorso si incontrano altri luoghi incredibil: Sudochye, un lago d’acqua dolce, e un villaggio di pescatori abbandonato, Muynak che un tempo era il principale porto uzbeko affacciato sul Lago d’Aral. Oggi si trova a decine di chilometri dalle sponde del lago prosciugato (e la distanza è in continuo aumento) ed è diventato il simbolo della catastrofe ecologica che ha colpito il lago e tutta la regione.
Il Lago d’Aral, nonostante sia un sito naturale, è considerato un monumento moderno, un testimone del nostro secolo. Il motivo principale per cui bisognerebbe andarci, oltre ad ammirarne i paesaggi quasi lunari, consiste nel fatto che fornisce un esempio tangibile di come l’umanità non dovrebbe mai più comportarsi.
Il relitto di una nave rimasta incagliata @123rf