Il parco in cui vivono le piante più vecchie del mondo
In Nevada esiste un parco nazionale che ha dell’incredibile: è la dimora di curiosi alberi millenari, plasmato da ampi passaggi sotterranei, grotte calcaree e luminosi cristalli.
Il fascino unico del Great Basin National Park e i suoi alberi sempiterni
Il Great Basin National Park prende il nome dalla vasta regione degli Stati Uniti occidentali che copre la maggior parte del Nevada e aree significative dell’Oregon e Utah, estendendosi anche in California, Idaho e Wyoming.
Così chiamata dall’esploratore John C. Frémont a metà del 1800, la regione comprende almeno 90 bacini, o valli, e i suoi fiumi scorrono soltanto nell’entroterra, senza sfociare nell’oceano: tutta l’umidità in questa zona arida quindi evapora, affonda sottoterra o sfocia in laghi salati.
Ciò crea le condizioni ottimali nei boschetti di tutto il parco per la vita dei pini Bristlecone del Great Basin, la più antica specie non clonale (che si riproduce con variazione genetica) al mondo.
Questi straordinari alberi a crescita lenta, modellati dall’azione incessante degli agenti atmosferici, svettano ad alta quota su creste calcaree, in condizioni estreme, tra forti venti e temperature ben al di sotto dello zero. Alcuni esemplari hanno più di 3.000 anni e sono passati attraverso ere glaciali, tremende eruzioni vulcaniche, e l’ascesa e la caduta di innumerevoli imperi.
Proprio la loro capacità di sopravvivere in ambienti difficili e in condizioni di crescita avverse è il segreto per una simile longevità.
L’esemplare più vecchio, noto come l’albero di Prometeo, aveva almeno 4.862 anni quando uno studente universitario lo abbatté per scopi di ricerca nel 1964.
Era più antico della Grande Piramide egizia di Giza, che venne completata nel 2560 a.C.
Il modo più semplice per ammirare questi alberi nodosi, contorti dal vento, dall’acqua, dalla neve e dal tempo è andare al Wheeler Peak, la seconda montagna più alta del Nevada, a circa 3982 metri: dimorano in un boschetto sul lato nord-est, a tre chilometri dal campeggio Wheeler Peak.
Un mondo sotterraneo tutto da scoprire
Sul fianco della montagna, a un’altitudine di 2072 metri, ecco poi le fantastiche Grotte di Lehman, con 2,4 chilometri di passaggi sotterranei formatisi quando le falde acquifere più alte, durante l’era glaciale, crearono sacche nel calcare.
Alla fine del 1800, un allevatore di nome Absalom Lehman varcò a cavallo l’ingresso della spettacolare caverna e le diede il suo nome.
Oggi, le Grotte Lehman attraggono centinaia di visitatori che giungono fino a lì per lasciarsi incantare dalle caverne ricche di cristalli luminosi e traslucidi e fantastiche formazioni minerali scolpite dall’acqua.
Nell’oscurità, qui prospera la vita sotterranea: i gamberetti senza occhi si contorcono nelle fredde pozze, i pipistrelli si servono dell’ecolocalizzazione per volteggiare nelle grotte, e gli pseudoscorpioni usano le tenaglie allungate per seguire il percorso davanti a loro.
Dopo questa immersione in un mondo sotterraneo dal fascino unico, i visitatori possono godersi la spettacolare oscurità che il parco offre grazie all’assenza di inquinamento luminoso, bassa umidità e alta quota: non a caso, nel 2016 l’area è stata designata International Dark Sky Park.
In una notte limpida e senza luna, i pianeti, le migliaia di stelle e la Via Lattea possono essere osservati a occhio nudo: un incanto.