In Bielorussia catene umane per chiedere la liberazione dei manifestanti

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I manifestanti tornano a invocare anche le dimissioni del presidente Aleksandr Lukashenko e del suo esecutivo

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ROMA – In Bielorussia le manifestazioni anti-governative non si fermano: catene umane di solidarietà con i dimostranti arrestati ieri – 364 secondo il ministero dell’Interno – si stanno formando nella capitale, come confermano foto e video pubblicati sui social network. I manifestanti tornano a invocare anche le dimissioni del presidente Aleksandr Lukashenko e del suo esecutivo.

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Ieri, tra i manifestanti finiti in manette 252 partecipavano a cortei a Minsk. Stando a Radio Svaboda e ad altri media, di questi 320 persone resteranno in carcere fino al processo. A innescare i cortei nella capitale e in altre città del Paese – almeno 59 le iniziative, che hanno radunato migliaia di persone – è stato il giuramento “a sorpresa” di ieri mattina con cui il presidente uscente Aleksandr Lukashenko ha assunto la carica di capo dello Stato, anticipando di settimane l’appuntamento al palazzo dell’Indipendenza. La cerimonia non era stata annunciata e solo una volta iniziata l’agenzia di Stato Belta ha battuto la notizia.

Il movimento popolare, che definisce “un imbroglio” la vittoria di Lukashenko alle presidenziali del 9 agosto, ha pertanto convocato manifestazioni a partire dalle 18 di ieri. Dura la reazione delle forze di sicurezza, come riporta l’organizzazione per i diritti umani Viasna: dopo che alcuni manifestanti hanno bloccato le strade coi propri veicoli, è intervenuta l’unità Omon, la polizia antisommossa, accusata di aver spaccato i vetri delle automobili e arrestato i proprietari.

La Comunità bielorussa in Italia intanto ha inviato un appello all’ambasciata a Roma, invitando i responsabili diplomatici a “prendere posizione” rispetto alla condotta del governo Lukashenko, accusato di compiere “violenze, torture, uccisioni” contro i cittadini che chiedono cambiamenti, e di “rifiutare ogni proposta di dialogo”. L’appello è a seguire l’esempio di altre sedi diplomatiche, cercando di “trasmettere alle autorità bielorusse la necessità di un colloquio costruttivo e responsabile per il futuro del Paese”, avvalendosi anche del sostegno della diaspora bielorussa in Italia, che spera di “unire le forze per una Bielorussia libera e giusta, capace di occupare il posto che le spetta tra le nazioni europee”.

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