In Corea del Sud ora i matrimoni di massa si celebrano con le mascherine
Quando si immagina il giorno del proprio matrimonio, difficilmente si penserebbe di farlo assieme ad altre migliaia di coppie coi lineamenti nascosti da una mascherina. Eppure la combinazione di una tradizione religiosa che prevede il matrimonio di massa e pericolo del coronavirus ha fatto sì accadesse in Corea del Sud, dove migliaia di coppie hanno partecipato alla tradizionale cerimonia organizzata dalla Chiesa dell’Unificazione, il movimento religioso coreano fondato dal reverendo Sun Myung Moon nel 1954. L’evento si è tenuto regolarmente nonostante i timori del coronavirus, che finora ha fatto registrare finora 24 casi di contagio in Corea del Sud.
Se l’ingresso nel paese agli stranieri che hanno recentemente visitato Wuhan, focolaio dell’epidemia, è stato proibito da Seul – e moltissimi festival, concerti, cerimonie di laurea sono stati aboliti – la Chiesa dell’Unificazione non ha ceduto alle richieste dell’autorità. L’evento, infatti, era troppo importante: oltre al matrimonio di massa, la celebrazione commemorava quest’anno anche il centenario della nascita del fondatore della chiesa. Sostenendo di aver preparato questo appuntamento da oltre quattro anni, la chiesa ha così deciso di andare contro le regole e mantenerlo, chiedendo però ai fedeli attesi dalla Cina di non presentarsi.
Così, circa 30mila persone provenienti da 64 paesi, tra cui 6mila coppie, hanno partecipato alla cerimonia presso il Cheong Shim Peace World Center di Gapyeong, a nord-est di Seul. Qui, il personale della chiesa ha preparato quantità smodate di disinfettante per le mani, ha distribuito maschere chirurgiche e ha controllato le temperature delle coppie. Come riporta Reuters, c’è chi ha deciso di indossarla e chi invece no: una scelta in bilico fra precauzione e bellezza nel giorno più importante della propria vita. “Non ho messo la maschera perché voglio essere bella per mio marito” ha detto una neo-sposa 23enne a Reuters. “Considerato il coronavirus, voglio essere cauto” ha affermato invece Lee, 35 anni.
Non va dimenticato, poi, che gli sposi erano tutti vestiti alla stessa maniera e si erano incontrati nelle ultime settimane. Nei matrimoni collettivi – che hanno visto un esponenziale aumento dagli anni Sessanta in poi – i fedeli accettano che la chiesa offra loro un partner e dichiarano sotto giuramento di essere vergini. Dopo la cerimonia, l’astensione sessuale deve durare per almeno 40 giorni. Seppur la Chiesa dell’Unificazione rivendichi milioni di fedeli in tutto il mondo, molti studiosi ritengono che l’adesione reale sia in realtà decisamente minore.
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