In Israele cortei contro Netanyahu, lui: “Colpa dei media”

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Weekend di cortei e proteste per chiedere le dimissioni del primo ministro, sotto accusa per il processo per corruzione ma anche per la gestione dell'emergenza Covid Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

ROMA – Nel fine settimana appena concluso, Israele è stato attraversato da una serie di marce e sit-in di protesta contro il governo e, in particolare, contro l’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu, per invocarne le dimissioni.

I dimostranti si sono dati appuntamento a Gerusalemme, Tel Aviv e in altre località del Paese per denunciare la cattiva gestione dell’emergenza coronavirus e accusando il premier di corruzione.

“Nel nome della democrazia, sto assistendo al tentativo di calpestare la democrazia stessa” ha replicato il primo ministro. Quindi Netanyahu ha puntato il dito contro i media, accusandoli di stare “infiammando” le proteste diffondendo notizie gonfiate e distorte sugli incidenti e le violenze commesse dalle forze di sicurezza contro i dimostranti.

Le proteste nel Paese contro il premier e il suo esecutivo proseguono da alcune settimane: da un lato, si contesta il fatto che Netanyahu sia in carica benché stia ancora affrontando un processo per corruzione e abuso d’ufficio. Dall’altra, preoccupa l’epidemia di Covid-19, che non accenna a migliorare: i contagi, stando al quotidiano locale ‘Haaretz’, sono 72.584, mentre i decessi hanno superato quota 500. Quanto ai Territori palestinesi, in Cisgiordania si contano 7.824 casi confermati con 80 morti, mentre nella Striscia di Gaza ci sarebbero 72 contagiati e un solo decesso.

Intanto, la giudice Forit Feinstein ha ordinato a uno dei figli del premier, il 29enne Yair Netanyahu, di cancellare un tweet con cui aveva reso pubblici i dati personali di cinque leader del movimento di protesta.

Secondo Feinstein la diffusione di nome, cognome, indirizzo e numero di telefono degli attivisti costituisce “incitamento alle persecuzioni” contro i dissidenti. Alle agitazioni interne si aggiunge l’instabilità regionale: la notte scorsa le forze armate israeliane hanno fatto sapere di aver sventato un attacco terroristico al confine con la Siria e aver respinto un missile sganciato da Hamas da Gaza.

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