In meno di 50 anni abbiamo spazzato via quasi 2/3 degli animali selvatici del mondo
Quasi 2/3 degli animali selvatici del mondo sono scomparsi in meno di mezzo secolo, sono i tragici dati riportati dal WWF nel “Living Planet Report 2020″. E le cose potrebbero anche peggiorare.
Una delle cause principali è la distruzione degli habitat naturali, che è anche collegata all’emergere di malattie zoonotiche come il coronavirus. Distruzione a cui contribuisce la deforestazione di vaste aree eseguita per produrre il cibo.
Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale, ha dichiarato a tal proposito:
“Il Living Planet Report 2020 sottolinea come la crescente distruzione della natura da parte dell’umanità stia avendo impatti catastrofici non solo sulle popolazioni di fauna selvatica, ma anche sulla salute umana e su tutti gli aspetti della nostra vita. Non possiamo ignorare questi segnali: il grave calo delle popolazioni di specie selvatiche ci indica che la natura si sta deteriorando e che il nostro pianeta ci lancia segnali di allarme rosso sul funzionamento dei sistemi naturali. Dai pesci degli oceani e dei fiumi alle api, fondamentali per la nostra produzione agricola, il declino della fauna selvatica influisce direttamente sulla nutrizione, sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza di miliardi di persone”.
Nonostante preservare la natura sia fondamentale anche per la salute degli umani, continuiamo a distruggerla. E anche per questo, il WWF chiede con urgenza un’azione globale che arresti la perdita della biodiversità.
Se dovesse continuare, avrebbe conseguenze devastanti per tutto il Pianeta influendo sulla “nutrizione, sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza di miliardi di persone”. Per non parlare dei costi che comporta il declino della natura, quantificati in circa 479 miliardi di dollari all’anno.
Ma quali sono le specie in via di estinzione secondo l’LPI? Per esempio il gorilla di pianura orientale, il pappagallo cenerino del Ghana sud-occidentale, diverse popolazioni selvatiche di acqua dolce che hanno subito un calo addirittura dell’84%. E in media, per quanto riguarda la biodiversità globale, il calo negli ultimi 50 anni è stato del 68%.
Invertire la tendenza è possibile ma ovviamente bisogna impegnarsi nelle opere di conservazione e tutela, e non basta che a farlo sia qualcuno soltanto. Tra i cambiamenti più urgenti segnalati dal report ci sono la modifica del sistema di produzione e commercio alimentare, che devono diventare più efficienti e sostenibili in termini ambientali, e la riduzione degli sprechi.
Senza un impegno globale, secondo le previsioni degli esperti, la perdita di biodiversità continuerà nei prossimi anni, comportando una catastrofe per tutti noi.
FONTI: Living Planet Report/WWF
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