In Sicilia Pil -8,2%, serve Recovery. Armao “Ora segnale politico”
PALERMO (ITALPRESS) – In una Regione che è stata toccata fortemente dalla crisi economica indotta dal Coronavirus occorre puntare sulle risorse in arrivo per potere ipotizzare una ripartenza. Ma queste devono essere indirizzate a ridurre i divari storici che erano già presenti con il resto di Italia e che l’attuale situazione non ha fatto altro che acuire. Questa la sfida al 2021 lanciata dall’Assessore all’economia e vicepresidente della Regione Siciliana, Gaetano Armao nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulla situazione economico e finanziaria dell’Isola. Si parte dalle stime di Prometeia sull’andamento del prodotto interno lordo che segnano -8,2% per l’Isola nel 2020. In calo del 10,8% i consumi e dell’11,9% gli investimenti fissi lordi. In calo le esportazioni (-33,7%) mentre -5% registrano i prodotti raffinati. In particolare rispetto al valore aggiunto totale l’agricoltura perde il 2%, l’industria 11,9%, le costruzioni il 9,7% e i servizi 8,1% per un totale del meno 8,2%. Si punta sui 9 miliardi di risorse (tra riprogrammazione fondi, recovery e risorse nazionali) che dovrebbero arrivare in Sicilia.
E questo sarà lo snodo cruciale per l’anno in corso. Obiettivo del Recovery Fund è quello di eliminare “le cause del divario tra l’Italia”, spiega Armao nel corso della conferenza stampa. “Non può eludersi il tema del confronto sulla distribuzione delle risorse”, ha spiegato Armao, in cui bisogna prevedere non solo la clausola del 34% degli investimenti da destinare al Sud, ma anche considerare “i luoghi che hanno ampia popolazione, il pil e la disoccupazione. Questi elementi ponderati portano a più del 34% per cui si deve investire. Non è un questione nazionale e se non si chiude a livello nazonale si dovrà andare in Europa. E’ un tema di corretta impostazione della crescita. Bisogna orientare gli interventi nel superamento del divario tra l’Italia che è inaccettabile, insostenibile e non più procrastinabile”. La Sicilia, intanto, per i primi due mesi dell’anno andrà in esercizio provvisorio con il ddl che dovrà essere approvato in Ars.
“I due mesi sono determinati dal fatto che ancora non si è definita la norma di attuazione che è all’esame del Cdm che per due volte non è stata esaminata ma che dovrebbe essere approvata ai primissimi di gennaio”, ha spiegato. Una manovra che sbloccherebbe “diverse centinaia di milioni di euro”. “Il tema del recovery è del tutto extraregionale”, ha spiegato, “c’è un problema non solo di allocazione complessiva ma anche qualità degli investimenti. Se intendiamo utilizzare il recovery che è un piano straordinario per superare la crisi ma soprattutto le cause della crisi. Sul recovery va fatta una presa di posizione politica: attenzione ai numeri e a che investimenti si fanno”. L’incontro è servito anche per rendere noti i dati dell’osservatorio sul credito redatto dagli uffici dell’amministrazione. Dati che confermano le tendenze in atto da anni a questa parte: ovvero la chiusura di sportelli bancari ma anche, e questo sembra essere più preoccupante, anche il calo degli impieghi nell’Isola.
Sono in calo del 18,6% gli sportelli bancari in Sicilia dal 2017 al 2020. Si è passati dai 1471 del 2017 ai 1197 del 2020 si registra “una minore presenza di presidi in particolare nelle aree marginali dell’isola”, si legge nel rapporto. Nel territorio regionale è stata confermata, tuttavia, un’incidenza percentuale delle sofferenze sugli impieghi più elevata della media italiana, (con un valore del 6,5 % rispetto al 4% nazionale), ma soprattutto in considerazione di un calo degli impieghi di 8 volte superiore rispetto a quello nazionale nonostante un più rilevante incremento dei depositi che in Sicilia crescono del 7% sull’anno. Questi erano 61,9 miliardi nel 2019 contro i 66,3 del 2020 mentre gli impieghi sono calati a livello regionale del 4% da 57,8 miliardi a 55,5 miliardi. Il calo degli impieghi a livello nazionale è dello 0,5%.
“L’economia della nostra regione – ha dichiarato Gaetano Armao – già gravata dall’irrisolto divario territoriale nazionale e dagli effetti della condizione di insularità si è appesantita ulteriormente a causa dalla grave crisi economica determinata dalla pandemia. E’ oggi necessario un clima di collaborazione tra le migliori risorse siciliane… Da parte sua il Governo Musumeci sta mettendo in campo ogni misura possibile al fine di portare la Sicilia fuori dalla ‘tempesta pandemicà e di recuperare il notevole gap che la caduta degli investimenti pubblici ha creato negli anni e grazie anche all’avvio dei programmi di investimenti pubblici, il recupero dell’economia riprenderà slancio nel corso del 2021”.
(ITALPRESS).