In Uganda parti più sicuri grazie ai boda-boda per le donne incinte
- Alessandra Fabbretti
- 07/06/2020
- Mondo
- a.fabbretti@agenziadire.com
"I popolari moto-taxi, una risorsa forse scomoda ma sicuramente irrinunciabile quando arriva il momento del parto", spiega Clelia Vegezzi, responsabile comunicazione in Uganda per Avsi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print
ROMA – “In Uganda ogni mille donne che danno alla luce un bambino 336 muoiono. E’ un dato molto alto, ma grazie ai nostri boda–boda i parti nelle strutture mediche sono triplicati e questo indica che a spingere le donne a partorire in casa, correndo rischi decisamente maggiori, e’ la mancanza di tempo o di mezzi per raggiungere i centri attrezzati“. Clelia Vegezzi e’ responsabile comunicazione in Uganda per Avsi e da cinque anni segue il progetto Alive 5, finanziato dall’Unicef.
Con l’agenzia Dire parla di un progetto nella regione di West Nile, al confine con Sud Sudan e Repubblica democratica del Congo: qui strade sterrate e zone remote hanno reso i boda–boda, popolari moto-taxi, una risorsa forse scomoda ma sicuramente irrinunciabile quando arriva il momento del parto.
Tramite il progetto ‘Alive five‘, dice Vegezzi, Avsi ha formato “ben 694 autisti di boda–boda locali affinche’ possano svolgere questo tipo di servizio, che sta avendo un impatto molto positivo sulla salute delle donne e dei bambini“.
La responsabile spiega da Kampala che negli 11 distretti della regione “i piccoli centri sanitari sparsi sul territorio sono spesso lontani. E’ faticoso per una partoriente raggiungerli a piedi, per non parlare delle piogge che rendono le strade impraticabili anche a piedi”. Secondo Vegezzi, la regione riceve inoltre molti rifugiati che “appesantiscono il carico di lavoro delle strutture sanitarie”.
Potersi spostare diventa quindi essenziale e l’autista gioca un ruolo cruciale. “Ai taxi-driver viene fornito un corso di autodifesa, in quanto capita che vengano chiamati di notte” dice l’operatrice di Avsi. “Inoltre ricevono rudimenti di primo soccorso, qualora la donna non si senta bene. Poi, quando erogano il servizio ricevono un pagamento su base mensile a seconda dei chilometri”.
A causa delle misure di distanziamento fisico per contenere l’epidemia di Covid-19, pero’, “il governo ha vietato l’uso dei boda–boda” riferisce ancora Vegezzi. Un bel problema per le partorienti, ma per fortuna le autorita’ hanno emesso particolari permessi con cui i moto-taxi, almeno per le donne incinte, possono circolare. Inoltre, a causa della sospensione ai mezzi di trasporto, dice la cooperante, “nel solo mese di aprile abbiamo garantito con i boda–boda 1.464 trasferimenti in ospedale“. Ancora Vegezzi: “Senza questo servizio le donne non avrebbero potuto spostarsi, con gravi rischi per la salute”.
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